LETTERATURA ITALIANA
Luigi Pirandello: I TEMI


DIALETTICA VITA/FORMA
La società, con le sue convenzioni, le sue ipocrisie, con i suoi falsi valori, attribuisce per comodità a ogni individuo dei comportamenti standard, che identificano un carattere, una personalità sempre uguale a se stessa, che, nella concezione pirandelliana dell'esistenza, prendono il nome di "forma". La "vita", diversamente dalla forma, che è il modo con cui appaiamo agli altri, consiste invece nella possibilità di affermazione, di cambiamento, di adesione alla parte più vera di noi stessi. L'insanabile contrasto tra vita e forma consiste nel fatto che, mentre la vita può cambiare e migliorare, la forma rimane sempre la stessa e imprigiona l'individuo nelle sue abitudini, nei suoi standard di comportamento. Dunque l'individuo che vede la propria maschera "vivere", decide di ribellarsi, buttandola via, spinto da determinate situazioni o circostanze fortuite che il caso gli propone: ma questo tentativo è destinato a fallire, in quanto la ribellione può essere solamente temporanea, come avviene per il professore di La Carriola. Tutti i personaggi che tentano la ribellione sono destinati o al suicidio, come Adriano Meis nel Fu Mattia Pascal, o alla pazzia, come il protagonista dell'Enrico IV, perché non riescono a vivere al di fuori delle regole della società. Ne consegue che
INCOMUNICABILITA' E RELATIVISMO
Nessuno pare in grado di capire la verità sul proprio essere e tanto meno quella sull'essere degli altri, poiché in realtà è ambigua, filtrata attraverso le percezioni individuali e pertanto difficilmente comunicabile. Questo spiega perché, specialmente nelle commedie, i personaggi non riescano a comunicare seppure i dialoghi prevalgano sulla narrazione. L'individuo, secondo Pirandello, nella sua ansia di superare l'ambiguità tra essere e apparire agli altri, tende a spiegare la propria verità, spesso inconciliabile con quella degli altri, come avviene per i protagonisti di Uno, nessuno, centomila e Così è (se vi pare). Per Pirandello, dunque, la verità in senso oggettivo non esiste: "il fatto in sé e un sacco vuoto", cioè ciascuno lo modifica a suo modo.
IL SENTIMENTO DEL CONTRARIO
Un'altra distinzione che Pirandello opera nel saggio intitolato Umorismo, riguarda gli aggettivi "comico" e "umoristico". Il primo è semplice ilarità, derivante dall'avvertimento che ciò che si vede o sente è contrario a quello che si dovrebbe vedere o sentire. L'umorismo è invece il sentimento del contrario, ossia ciò che sta dietro all'impressione superficiale di comicità, un sentimento opposto al precedente, che mescola riso e pianto, disprezzo e compassione.
IL TEATRO NEL TEATRO
Pirandello ha rifiutato un teatro mimetico, capace di riprodurre con verosimiglianza sia la realtà comune, sia l'estetismo dannunziano. Il suo non è un teatro di fatti, vicende, intrecci, ma di parole, di ragionamenti, di scandaglio della personalità. E' per questo motivo che ha chiamato le opere teatrali Sei personaggi in cerca d'autore + Questa sera si recita a soggetto + Ciascuno a suo modo "drammi da fare", cioè tragedie in cui l'oggetto della rappresentazione non è più la vita reale, ma un dramma in via di allestimento. Critica: L'arte pirandelliana fu accusata di cerebralismo, cioè di essere un'arte costruita col cervello più che col sentimento: in realtà il perenne ragionare dei personaggi non è che uno sfogo naturale e umano, con cui essi cercano di comprendere e lenire le pene dolorose ed acerbe della loro vita.


Copyright © 2001-2005 www.davidsnow.it
Tutti i diritti riservati - Materiale depositato