LETTERATURA ITALIANA
Giovanni Verga: Mastro don Gesualdo (1889)

RIASSUNTO
RIASSUNTO
Nel paesino siciliano di Vizzini, il manovale "mastro" Gesualdo Motta, dopo 30 anni di duro lavoro e sacrifici, a conquistare il titolo "don", riservato ai notabili. Amareggiato dai conflitti con la sua famiglia, che lo sfrutta e nello stesso tempo gli rinfaccia la ricchezza accumulata con l'acquisto delle terre comunali, sposa Bianca Trao, un'aristocratica decaduta, per cui abbandona Diodata, la fedele e innamorata serva che gli ha già dato due figli. Ma Bianca non ama Gesualdo, che ha sposato unicamente per coprire una relazione col ricco cugino Ninì Rubiera, che non ha potuto sposare per l'opposizione della madre. Alcuni mesi dopo il matrimonio nasce Isabella, che da grande si vergognerà delle umili origini e dei modi rozzi del padre, e finirà, anche lei per "riparare" a un amore proibito, con lo sposare il Duca di Leyra, un nobile squattrinato, che dissiperà il patrimonio del suocero, accumulato con tanta fatica. La seconda parte del romanzo è ambientata nel palazzo del duca a Palermo, dove Gesualdo, consumato dalle delusioni e da una malattia, finirà i suoi giorni relegato in una stanza appartata tra l'indifferenza dei servi.
ANALISI
Nel romanzo individuale Mastro Don Gesualdo, come Mazzarò nella novella La Roba, riesce a cambiare la sua condizione e a sottrarsi al peso della miseria, differentemente da quanto avviene per i Malavoglia: ma paga ciò col fallimento degli affetti privati. Tale condizione viene chiamata da alcuni studiosi "pessimismo sociale", e interpreta l'interesse del Verga per la povera gente come uno scopo politico, legato alla nascita del socialismo. Altri studiosi considerano Verga l'esponente del "realismo compassionale", movimento secondo il quale l'autore soffre con i personaggi le vicende avverse: ma, in verità, Verga vuole solamente "fotografare" la realtà, senza alcuna partecipazione o intento politico.


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