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"Il fu Mattia Pascal" Luigi Pirandello -1904


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Autore


Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867 a Grigenti (oggi Agrigento), in una villa detta “Il Caos”, da Stefano Pirandello, ex garibaldino, e da Caterina Ricci - Gramitto. Nel 1880 la famiglia si trasferisce a Palermo, dove Luigi terminerà gli studi classici ; nel 1887 si iscrive alla facoltà di lettere a Roma, dove due anni dopo pubblica la sua prima raccolta di versi, Mal giocando. A causa di un contrasto con un professore si trasferisce a Bonn, dove si laurea nel 1891 in filologia romanza, presentando una tesi sul dialetto di Grigenti. Qui compone le raccolte di versi Pasqua di Gea (1891) e Elegie renane (1895). Poi torna a Roma, dove conosce Luigi Capuana, che lo introduce negli ambienti letterari. Nel 1897 inizia qui la sua carriera di professore di lingua italiana all’Istituto Superiore di Magistero. Con L’epilogo (1898) comincia la sua attività di scrittore di teatro, mentre nel 1901 viene pubblicato il suo primo romanzo L’esclusa. Nel 1894 sposa la figlia di un socio del padre Maria Antonietta Portulano, dalla quale avrà tre figli : Stefano, Lietta e Fausto. Nello stesso anno viene pubblicata la prima raccolte di novelle, Amori senza amore. Poi egli compone un secondo romanzo, Il turno (1902). Nel 1900 pubblica il saggio Scienza e critica estetica e scrive i versi che appariranno nel 1912 nella raccolta Fuori di chiave. Il 1903 è un anno fondamentale nella vita di Pirandello. L’allagamento della miniera di zolfo, nella quale il padre aveva impiegato anche la dote di Antonietta, provoca la rovina della famiglia : Antonietta rimane semiparalizzata e vittima di uno squilibrio mentale che l’affliggerà per tutta la vita. Pirandello, per poter mantenere la famiglia, ricorre all’insegnamento privato e richiede un compenso per la propria collaborazione alle riviste alle quali ha ceduto i suoi scritti. Nel 1904 pubblica Il fu Mattia Pascal e in seguito, insieme ad altre novelle, i romanzi Suo marito e I vecchi e i giovani ; nel 1908 pubblica i due saggi Arte e scienza e L’umorismo. L’esordio teatrale di Pirandello avviene con la rappresentazione di Lumìe di Sicilia ; successivamente mette in scena Il dovere del medico e Se non così. Nel 1916 compare a puntate sulla “Nuova Antologia” il romanzo Si gira...(riedito nel 1925 come Quaderni di Serafino Gubbio). Tra il ’15 e il ‘16 rappresenta a Roma in versione dialettale Il berretto a sonagli, con Angelo Musco.
L’Italia è entrata in guerra ed i figli di Luigi, Stefano e Fausto si arruolano nell’esercito, mentre le condizioni di Antonietta peggiorano (nel ‘19 sarà internata definitivamente in una casa di cura).   Nel ’17 Pirandello rappresenta a Milano Il piacere dell’onestà, con Ruggiero Ruggieri, che un anno dopo recita Il gioco delle parti. Ma il successo viene raggiunto solo nel 1920, con la rappresentazione di Come prima, meglio di prima. Nel ’21 Sei personaggi in cerca d’autore, rappresentati al Teatro Valle di Roma il 9 maggio, “cadono” clamorosamente, ma il 27 settembre al Manzoni di Milano ottengono un successo trionfale. Nel ’22 un altro successo a Milano con Ruggero Ruggeri protagonista dell’Enrico IV, e la pubblicazione di Novelle per un anno. Nel 1924, rientrato in Italia, con una lettera pubblicata su “L’Impero” del 19 settembre Pirandello chiede a Mussolini l’iscrizione al partito fascista.
Al “Teatro d’arte” conosce Marta Abba, che diventerà la sua attrice prediletta e alla quale dedicherà Diana e la turda e L’amica delle mogli (1926 - 27). Mentre il repertorio pirandelliano viene ormai rappresentato in Europa e in America, lo scrittore pubblica nel ’26 il suo ultimo romanzo Uno, nessuno e centomila. Nel ’28 scrive il primo “mito”, La nuova colonia ; nel ’29 viene nominato Accademico d’Italia dal fascismo e compone il secondo “mito”, Lazzaro. Del ’30 sono Questa sera si recita a soggetto e Come tu mi vuoi, che viene prodotto da Hollywood. Nel ’34 gli viene conferito il premio Nobel. Il terzo “mito” I giganti della montagna, iniziato nel ’31, rimane incompiuto. Infatti Pirandello, mentre assiste alle riprese de Il fu Mattia Pascal, contrae la polmonite.
Luigi Pirandello muore il 10 dicembre 1936 a Roma. Secondo le sue disposizioni viene cremato ; le sue ceneri sono conservate in un’urna greca (dal 1946) nella campagna del Caos.


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Trama


Mattia, nato e cresciuto in un piccolo paese e rimasto presto orfano di padre, è cresciuto tra gli agi di un benessere illusorio, mentre i furti da parte dell’amministratore familiare lo stanno conducendo alla rovina. Al termine di una ingarbugliata vicenda egli si trova costretto a sposare la giovane Romilda Pescatore, la cui madre, megera invadente, presto gli avvelenerà la vita. L’inevitabile rovina finanziaria, la perdita della madre e, contemporaneamente, la morte prematura della figlioletta, aggravano la situazione già penosa di Mattia, al quale non resta che una vita divisa tra la trasandata biblioteca in cui lavora per poche lire, e la casa, dove è tormentato dai continui rimproveri aspri e risentiti della suocera. Un giorno, giunto al limite della sopportazione, Mattia fugge, e a Montecarlo la fortuna lo premia con una sostanziosa vincita al casinò, sufficiente, se usata con parsimonia, per trascorrere la vita in benessere. Mentre è già sulla via del ritorno, su un giornale legge la notizia del suo suicidio. Dopo la sua scomparsa, infatti, è stato rinvenuto il cadavere di uno sconosciuto che tutti, moglie e suocera in testa, hanno identificato in quello di Mattia Pascal. Dopo un primo scatto d’indignazione, nell’animo di Mattia esplode la gioia di sentirsi libero, di poter cancellare la vita passata senza rimorsi. Con un nuovo nome, Adriano Meis, Mattia viaggia a lungo, libero da ogni preoccupazione ma impossibilitato, per la mancanza di documenti, ad avere legalmente un’altra vita. Questa impossibilità, dapprima quasi inavvertita, si fa sempre più dolorosa quando si innamora della giovane Adriana, la quale gli dimostra il suo dolce e umile e affetto, poiché, per una serie di casi, Mattia si accorge che nessuna vera vita nuova è possibile per lui. Adriano Meis, che non figura in nessun anagrafe, può vivere come un forestiero, ma senza poter lavorare, né amare. Non gli è concesso nemmeno di denunciare chi lo deruba e sfidare chi lo offende : è un ombra.
Allora Mattia provoca volontariamente quello che già era avvenuto per caso : simula il suicido di Adriano Meis e riprende il suo vero nome per tornare al paese natio, amareggiato per aver abbandonato la povera Adriana e desideroso di vendicarsi dei concittadini con la sua ricomparsa. Ma scopre amaramente che la moglie nel frattempo ha sposato il suo unico amico, Pomino, e ne ha avuto un figlio ; allo stesso modo nessuno in paese lo riconosce, per tutti Mattia Pascal non esiste più. D’ora in poi egli, con la compagnia della vecchia zia e di un prete che lo ha sostituito nella biblioteca, vivrà osservando la vita degli altri e scrivendo le sue memorie. Ogni tanto porta fiori sulla tomba dello sconosciuto che scambiarono per lui, e se qualcuno gli chiede chi sia, egli risponde : “Eh, caro mio... io sono il Fu Mattia Pascal”.
I fatti sono chiaramente verosimili, ma non manca nella narrazione la rappresentazione realistica degli aspetti della società.


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Personaggi


L’autore rappresenta con i suoi personaggi vari aspetti della società, ma vuole soprattutto evidenziare quelli negativi. Per questo traspaiono più frequentemente atteggiamenti di disprezzo o antipatia da parte di Pirandello nei confronti dei personaggi. Basti pensare al profilo che egli dipinge del Malagna o di Papiano. Entrambi i personaggi rappresentano l’avidità di denaro, la sopraffazione dei più deboli e l’egoismo ; ma Papiano, a differenza di Malagna, é falso, ipocrita, pronto a negare l’evidenza, ma anche astuto nel gestire le sue strategie. Batta Malagna invece é un paesano incolto, capace comunque di approfittarsi degli altri, anche se in maniera meno nascosta.

Si può dire che il ruolo di protagonista è occupato da tre personaggi, frutto della progressiva trasformazione fisica e psicologica di uno solo, il narratore Mattia Pascal.
Mattia Pascal : Il ritratto fisico che Pirandello ci da di questo personaggio è ben chiaro : egli ha una “...faccia placida e stizzosa...”, il mento piccolo, un “...barbone rossastro...”, un naso troppo piccolo e una fronte “...spaziosa e greve...” ; ma soprattutto un occhio “...che tendeva a guardare per conto suo...”, elemento più caratterizzante della fisionomia di Mattia.
Nella sua giovinezza emerge una grande vitalità, che sfuma fino a svanire ed a tramutarsi in depressione quando è costretto al matrimonio con una donna che non lo ama più ed al misero impiego come bibliotecario. Inoltre nella sua vita è sempre presente la morte (la scomparsa del padre), che si impone dolorosamente con la perdita della madre e della figlia.
Impossibilitato a intervenire direttamente, si sente però talmente coinvolto in questa tragica situazione, da avere la tentazione del suicidio, poi sostituita dalla fuga, con la convinzione di poter migliorare la sua vita.
Adriano Meis : La prima trasformazione fisica, che muta l’aspetto di Mattia in quello di Adriano, consiste nel taglio dei capelli e della barba, nel diverso tipo di abbigliamento, ma soprattutto nell’operazione dell’occhio, che non è più storto, ma addirittura leggermente ingrandito rispetto all’altro. La sua figura non è perciò quella di un uomo vero, e anche il cambiamento di nome non comporta una nuova identità ; la storia del suo passato è frutto della fantasia, e la sua libertà è fittizia. Adriano infatti prenderà coscienza di essere solo un’ombra, poiché privo di autonomia, anche perché in lui vive sempre il morto Mattia. La sua impotenza a vivere l’amore per Adriana lo rende partecipe di un autentico dolore. Scaturisce da qui la scelta di morte : egli decide di uccidere quell’ombra, illudendosi di poter così recuperare la vita di Mattia.
Il fu Mattia Pascal : Fisicamente torna ad avere le caratteristiche di Mattia, a parte l’occhio operato, segno visibile della incombente presenza di Adriano. Con il ritorno a Miragno si dissolvono le ultime illusioni di Mattia che, quando tenta di recuperare il rapporto con la società, comprende amaramente di essere morto nella coscienza degli altri. Così egli, rassegnato, si dedica unicamente alla scrittura, in sostituzione alla vita che non può più avere.
Batta Malagna : E’ l’antagonista principale di Mattia nella prima parte del romanzo ; definito dal narratore “la talpa”, è il responsabile della rovina finanziaria della famiglia Pascal e del forzato matrimonio di Mattia con la nipote Romilda al termine dell’intrigo amoroso. Le sue gambe tozze sembrano sostenere a mala pena il grosso corpo, mentre la sua voce “miagolante e molle” è in contrasto con la corporatura. Ipocrita, meschino, ladro, non riesce però ad ottenere ciò che più desidera : un figlio. E il suo accanirsi con le mogli per non ammettere la propria sterilità lo fa apparire talvolta un personaggio umoristico.
Terenzio Papiano : Anch’esso occupa il ruolo di antagonista, ed è come Malagna un personaggio che influisce radicalmente nella vicenda di Adriano, con il furto delle dodicimila lire. Anche di lui ci viene presentata la descrizione fisica : quarantenne, alto e robusto,  “un po’ calvo con un grosso paio di baffi brizzolati”, un grosso naso e occhi “irrequieti come le mani”. E’ un personaggio che cambia spesso “maschera”, disorientando così Adriano ; da momenti di brutale autorità giunge addirittura all’implorazione. La sua sfacciataggine lo spinge a negare l’evidenza e ad accusare il fratello epilettico di un reato che lui ha commesso ; ma anche Adriano riesce a disorientare Papiano quando finge di aver ritrovato il denaro, il quale solo adesso viene colto dal rimorso verso il fratello Scipione.
Vedova Pescatore : E’ sicuramente antagonista, in quanto tormentatrice della vita coniugale di Mattia, ma non ha esattamente la stessa influenza che avevano i precedenti sul protagonista : ella è una delle numerose cause che condurranno Mattia alla decisione di fuga. Cugina della “talpa” Malagna, anche a lei è attribuito un nomignolo che le si addice, “la strega”. Marianna Dondi, Vedova Pescatore, esprime fin dall’inizio l’antipatia nei confronti di Mattia : “... non mi parve che accogliesse con molto piacere la mia seconda visita : mi porse appena la mano : gelida mano, secca, nodosa, gialliccia...”. Diventata la suocera poi si scatena contro di lui, tormentandolo ininterrottamente con i suoi rimproveri risentiti.
Pomino : E’ un personaggio che occupa due ruoli differenti all’interno della vicenda. Nella prima parte egli è l’unico amico di Mattia ; ammira le sue qualità e lo imita in tutto, cercando di essere uguale a lui. Ma è privo della vitalità e del dinamismo dell’amico, che conquista per questo l’amore di Romilda. Nella conclusione invece Pomino si rivela antagonista, poiché  impedisce al resuscitato Mattia di recuperare il suo matrimonio.
Madre di Mattia : Aiutante del protagonista, è anch’essa vittima delle ingiurie della vedova Pescatore. E’ una donna debole, ingenua, inesperta della vita ; dopo la morte del marito anche le sue condizioni fisiche diventano precarie, ma lei le accetta con rassegnazione. Esce presto di scena, con la sua morte, provocando un insostenibile dolore nell’animo del figlio.
Adriana (aiutante del protagonista): Giovane, poco appariscente, pallida, bionda, molto timida ma anche amareggiata e mortificata dalla situazione familiare ; in lei si nasconde un’autentica capacità di affetto, aspetto questo che l’avvicina alla figura della madre di Mattia. Non a caso Adriano la definisce “piccola mammina” . Ella non suscita in lui attrazione erotica, ma il sentimento di un amore puro, ideale ; egli ritrova in lei la vita. Ma, per l’impossibilità di realizzare il suo sogno amoroso, è costretto a ferire i sentimenti puri della giovane Adriana ; lo travolge quindi una sensazione d’impotenza che lo conduce alla morte.
Silvia Caporale (aiutante del protagonista) : Quarantenne pensionante in casa Paleari, maestra di pianoforte, ha pretese facoltà di medium. Dietro al suo aspetto brutto e invecchiato si nasconde un animo sensibile all’amore. Nonostante la vita sentimentale le abbia sempre riservato delusioni, che sfoga nel bere, resta passiva di fronte agli uomini che, come Terenzio, si approfittano di lei. E’ l’intermediaria nella vicenda amorosa tra il protagonista e Adriana, e per questo è la persona che più si scandalizza di fronte al “tradimento di lui”.
Anselmo Paleari : Vecchio sessantenne è un personaggio strano e bizzarro ; si dedica unicamente all’occulto e allo spiritismo. Ma è anche molto ingenuo nel farsi prendere in giro da Papiano, che si approfitta di lui. Per due volte nel romanzo egli esprime certe sue teorie filosofiche. Per questo ha la funzione di far riflettere il protagonista.
Don Eligio Pellegrinotto : Stesso ruolo si può attribuire all’amico di Mattia Don Eligio Pellegrinotto, che consente al protagonista di esprimere le sue idee sulla funzione della letteratura.



Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Luogo


Biblioteca : E’ situata in una piccola chiesa sconsacrata fuori Miragno ; ha un aspetto cadente, come fosse da tempo disabitata ; i libri, ricoperti di polvere e rosicati dai topi, non hanno una collocazione ordinata, ma sono abbandonati caoticamente sugli scaffali.
E’ questo un luogo che ha due funzioni diverse all’interno della narrazione. Nelle premesse e nel finale del romanzo la Biblioteca Boccamazza è il luogo di riflessione e di meditazione del protagonista, che può concentrarsi senza distrazioni per riordinare e scrivere gli avvenimenti della sua vita. Nel capitolo quinto, invece, questa è il luogo dove Mattia lavora miseramente, ed ha la funzione simbolica di condurlo alla “maturazione” (cap. V) e, se vogliamo, anche alla decisione di fuga.
Miragno : All’inizio del romanzo il paesino ligure è il luogo della gioiosa giovinezza di Mattia, ed è descritto positivamente. Ma con il tempo si rivela essere la “culla” delle disgrazie e dei dispiaceri del protagonista.
Il casinò : Di questo luogo Mattia ci dà una descrizione negativa. L’imponente ingresso, con otto colonne di marmo, ma l’interno è di pessimo gusto ; le cinque sale sono sontuose, ma non eleganti. Mattia definisce il casinò “tempio della Fortuna”, e anche “mattatoio” dove le persone, come tante bestie, rimangono intrappolate senza goderne. Da qui il valore simbolico di questo luogo, dove la casualità stabilisce la sorte degli avventori, “...la cui passione del giuoco ha sconvolto il cervello nel modo più singolare...”.
Roma : E’ questo il luogo che Adriano sceglie per stabilizzarsi e trovare un alloggio fisso. La prima descrizione è quella della veduta che il protagonista scopre dalle finestre della sua camera. In primo piano il fiume, al di là del quale si vede il paesaggio dei colli e alcuni monumenti antichi ; ai lati la vista di numerosi ponti. La seconda descrizione si limita al ritratto di piazza San Pietro, in un’atmosfera notturna ben più angosciante di quella precedente, e che assume un valore più simbolico che realistico.


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Tempo


Nel romanzo non compare alcuna data, ma non mancano chiari riferimenti al periodo in cui si svolge la vicenda. L’Italia è stata unificata recentemente e sta nascendo la civiltà industriale.


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Temi


Uno dei temi più ricorrenti nel romanzo è senza dubbio quello del caso. Già è presente nell’intrigo che sconvolge la giovinezza di Mattia, ma soprattutto questo incide nelle vicissitudini successive alla sua fuga : la vincita al casinò ne è l’esempio più evidente, poiché egli non aveva mai giocato. Ma anche la notizia del suo suicidio ; il nuovo nome, Adriano Meis, suggeritogli per caso dalla conversazione di due passeggeri del treno ; l’incontro con Anselmo Paleari, il quale per l’appunto è appassionato degli argomenti riguardanti in modo speciale la situazione di Adriano (l’anima, la morte, le sedute spiritiche). Infine anche l’incontro con Adriana è voluto dal caso, poiché lo pone di fronte alla scelta fra la vita e la morte.
Un altro tema principale è quello della libertà, che si traduce dapprima nel motivo della fuga in America e poi, alla notizia del suicidio, in quello del viaggio senza meta e senza obblighi di progetti. In principio egli conquista realmente la libertà, sciogliendo i legami con la famiglia oppressiva e liberandosi dei debiti insostenibili. Ma a poco a poco questa libertà che il nuovo Adriano sperimenta si rivela una forma di privazione. Adriano non può avere una donna ; non può investire il suo denaro né difenderlo dal furto ; non può rivendicare il suo onore. Questa illusoria libertà finisce col farlo sentire vuoto ; il senso di liberazione diventa per Adriano un sentimento di esclusione.
Infine emerge nel romanzo il tema dell’amore in due aspetti diversi. Il rapporto che nella giovinezza lega Mattia a Romilda rappresenta la passione fisica ; egli infatti mette in risalto l’aspetto esteriore della ragazza, la sua bellezza fisica. Ma con il matrimonio riparatore questo amore svanisce, e la donna perde la sua bellezza. Il rapporto che invece si stabilisce tra Adirano e Adriana é di tutt’altro genere. La descrizione della giovane donna non é incentrata sull’aspetto fisico, che é secondario, ma su quello interiore, più simile a quello di una madre piuttosto che di un’amante. Perciò Adriana suscita in lui il desiderio di un amore ideale, e pensieri che egli le rivolge sono esclusivamente puri. Per questo quell’unico bacio concreto che i due si scambiano segna la fine del loro rapporto. L’amore ideale può essere vero solo interiormente, e non può concretizzarsi nel matrimonio.


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Punto di vista


Anche se non compare nel testo una vera e propria riflessione sul caso, il susseguirsi degl’interventi sconvolgenti di questo nella vita del protagonista fanno capire chiaramente che secondo l’opinione di Pirandello non esiste un destino prestabilito ; é invece il caso la forza dominante nella vita degli uomini, capace di sostituirsi alle loro libere scelte, di riservargli sorprese inimmaginabili “...tutto potevo immaginare, tranne che, nella sera di quello stesso giorno, dovesse accadere anche a me qualcosa di simile.” . Il caso quindi come limite alla libertà di scelta, di pianificazione del futuro.
- Secondo il puntò di vista dell’autore probabilmente la libertà totale non é sempre sinonimo di felicità, non solo nel caso esasperato di Mattia, ma anche nella realtà dell’individuo. Anzi, può essere motivo di solitudine e di impossibilità.
- Pirandello, come ho scritto nel punto a, distingue l’amore passionale da quello ideale, e poiché nessuno dei due può concretizzarsi felicemente, forse egli vuol fare intendere al lettore che il vero equilibrio in un rapporto si può raggiungere soltanto unendo in modo appropriato la passione fisica all’amore interiore.
L’autore non esprime direttamente i propri giudizi, ma si serve dei suoi personaggi.
Il credo politico di Pirandello emerge in modo chiaro ed esplicito nel capitolo XI, al momento dell’incontro tra Adriano e l’ubriaco filosofo a Roma. In questo passo Adriano polemizza la validità del regime democratico, ed esalta il potere monarchico : “...Allegri tutti, anzi felici, noi potremmo essere a un sol patto... : a patto di esser governati da un buon re assoluto. ...la causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual é ? La democrazia...cioè il governo della maggioranza. Perché quando il potere é in mano di uno solo, quest’uno sa d’esser uno e di dover contentare molti ; ma quando i molti governano pensano solo a contentare se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa : la tirannia mascherata da libertà...”
In questo passo é evidente l’amarezza di Pirandello, deluso nei suoi ideali, demoralizzato dalla degenerazione della democrazia e convinto dell’efficienza della monarchia.
Nel capitolo VI Mattia critica il luogo del casinò, e soprattutto i frequentatori. “...Tutte le grandi città si compiacciono di avere un bel mattatojo per le povere bestie, le quali pure, prive come sono d’ogni educazione, non possono goderne...”. Con questo efficace paragone Mattia ritrae con umorismo i giocatori, definendoli anche “... disgraziati cui la passione per il gioco ha sconvolto il cervello...”. Con un altro paragone “...vogliono estrarre la logica dal caso, come dire il sangue dalle pietre...”, Pirandello intende evidenziare l’impossibilità di razionalizzare l’imprevedibile.
Nel capitolo IX si capisce, attraverso una riflessione di Adriano, non solo un pensiero dell’autore, ma anche la collocazione storica. In questo passo la critica é rivolta al progresso tecnologico e alla scienza. Adriano si trova a Milano, ed é proprio in questa metropoli, dove “...il frastuono e il fermento continuo m’intronavano...”, che egli si chiede quali siano veramente i vantaggi de “...il così detto progresso...” e quali felicità questo possa dare all’uomo. “...Che farà l’uomo quando le macchine faranno tutto ?... Di tutte le invenzioni, con cui la scienza crede onestamente d’arricchire l’umanità...che gioja in fondo proviamo noi, anche ammirandole ?...”. E’ chiaro il riferimento al disagio che l’uomo prova con l’affermarsi della società industriale, e l’opinione di Pirandello sulla scienza, che a parer suo non risolve i problemi del singolo individuo ; “...la scienza ha l’illusione di rendere più facile e più comoda l’esistenza !...”, illusione perché essa non facilita ma complica la vita, creando nell’uomo nuovi bisogni e, di conseguenza, nuova infelicità.
Anche la “teoria del lanternino” che Anselmo Paleari espone ad Adriano nel capitolo XIII é portatrice del pensiero dell’autore sul sentimento della vita, che é un tema basilare dell’opera.


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Linguaggio usato


Probabilmente Pirandello ha scelto l’uso della I persona per far sembrare la narrazione più autentica e realistica, ma anche per ottenere uno stile sciolto ; sono frequenti infatti nel corso della narrazione esclamazioni tipiche della lingua parlata.
L’autore, non essendo il narratore, non si rivolge direttamente al lettore o ad altri, ma il narratore Mattia Pascal utilizza questo artificio proprio all’inizio del romanzo, nella premessa, prima di cominciare a raccontare la sua vicenda : “...Qualcuno vorrà bene compiangermi...Ebbene, si accomodi. Ma é mio dovere avvertirlo...”.
Il linguaggio adottato é molto semplice e attuale.
A seconda delle situazioni Pirandello utilizza vari registri lessicali. Il registro umoristico prevale nel racconto, ma ci sono anche espressioni o termini di altro genere. Nella prima premessa, quando il narratore descrive la biblioteca di Santa Maria Liberale sono presenti scelte lessicali a livello solenne. Nel capitolo VII, invece viene adottato un registro giornalistico nella cronaca del suicidio, e un lessico più solenne nel necrologio di Lodoletta. Nel capitolo XI si trova un registro riflessivo, e nel capitolo XVI é presente una frase di registro burocratico.
L’autore si esprime in modo realistico.
Nel capitolo VII l’autore usa termini che si riferiscono al funzionamento del mulino ad acqua presente nel podere della Stia : “...nottola...bronzina...lubecchio...molenda...”. Nel capitolo VI, quando Mattia vede puntare i soldi al casinò di Montecarlo, sono presenti termini tecnici del gioco : “...tavoliere...roulette... croupier...rastrello...”.
Nel capitolo XII Adriano riceve una visita da un uomo torinese che dice di essere suo parente ; nel dialogo tra i due quest’ultimo parla in stretto dialetto piemontese : “...Dova ca l’é sto me car parent ?...Cusin...Tut i Meis i soma parent...Oh ma costa ca l’é bela !...L’é propri per lon che mi’t son vnù a trovè...a l’à dime che to pare a l’é andàit an America : cosa ch’a veul dì lon ?".


Scheda di lettura libro - Il fu Mattia Pascal - Luigi Pirandello - Giudizio personale


Ho trovato la lettura di questo romanzo molto piacevole, perché  la trama insolita e singolare mi ha coinvolto particolarmente. Il contenuto é ricco : nell’opera ci sono spazi caratterizzati dal puro umorismo, ma anche momenti di grande intensità, dedicati alle riflessioni filosofiche, alla descrizione della società, al sentimento d’amore ; questa varietà abbraccia tutte le aspettative del lettore, divertendolo e ,allo stesso tempo, “trascinandolo” nella vicenda del protagonista.
Ma questo romanzo non é soltanto la semplice stesura delle strane vicende di un uomo, come può forse apparire a una lettura superficiale e poco attenta. L’autore propone invece numerosi temi importanti come la morte, l’identità, l’amore, la libertà, e ne esprime anche il proprio giudizio, con il quale mi sono spesso identificata. La riflessione sulla libertà dell’individuo mi é sembrata molto vicina alle mie idee e molto attuale, mentre non sono particolarmente d’accordo con la polemica evidente di Pirandello sul progresso scientifico ; ciò è comunque comprensibile, considerato il fatto che io ragiono a più di un secolo di distanza dalla nascita della società industriale.
Il linguaggio é molto semplice e piano, e questo é un elemento che caratterizza una maggiore scioltezza nella lettura. Si incontrano a volte vocaboli particolari, non più in uso, ma nel complesso l’autore utilizza termini molto moderni. Il frequente utilizzo del linguaggio parlato e delle esclamazioni inoltre dà alla narrazione uno stile particolare. Anche la sintassi é piana.

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