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"Il giardino dei Finzi Contini" - Ignazio Silone


Scheda di Il giardino dei Finzi Contini - Giorgio Bassani: riassunto
Scheda di Il giardino dei Finzi Contini - Giorgio Bassani: personaggi
Scheda di Il giardino dei Finzi Contini - Giorgio Bassani: narratore
Scheda di Il giardino dei Finzi Contini - Giorgio Bassani: spazio e tempo
Scheda di Il giardino dei Finzi Contini - Giorgio Bassani: sequenze, fabula e intreccio


Scheda di lettura libro - Il giardino dei Finzi Contini - riassunto


Questo romanzo, in apparenza, racconta una storia abbastanza semplice, quella di un amore che cresce negli anni fino a giungere a una disillusione finale. Fra i personaggi, invece, anche se la storia è narrata in prima persona dal protagonista maschile, domina la figura di Micòl, la fanciulla amata. Ella viene descritta in tutta la sua vitalità, quasi a crearne un ricordo imperituro e insieme per ottenere un netto contrasto con la morte che, ci viene preannunciato, le è destinata all'interno di un lager. E' Bassani stesso a dividere Il giardino dei Finzi-Contini in quattro parti, più un Prologo e un Epilogo. Nel Prologo il protagonista ci informa di come, nel 1957, una visita alla necropoli etrusca di Cerveteri l'abbia spinto a riflettere sul rapporto di affetto dei vivi per i morti, che si mantiene costante in ogni epoca. Proprio queste riflessioni lo portano indietro alla sua giovinezza ferrarese e alle visite al cimitero insieme alla madre. Da questo pensiero scaturisce il triste ricordo della monumentale tomba dei Finzi-Contini, che sembrava costruita per accogliere generazioni innumerevoli e invece, fra tutti i membri della famiglia conosciuti dall'autore ne contiene solo uno. "Infatti non vi è stato sepolto che Alberto, il figlio maggiore, morto nel '42 di un linfogranuloma; mentre Micòl, la figlia secondogenita, e il padre professor Ermanno, e la madre signora Olga, e la signora Regina, la vecchissima madre paralitica della signora Olga, deportati tutti in Germania nell'autunno del '43, chissà se hanno trovato una sepoltura qualsiasi."
La Prima parte prende spunto dalla descrizione della tomba per narrarne la storia, passando poi al ritratto della casa, un tempo "una specie di maniero neogotico" circondato da uno splendido giardino e ora danneggiata dai bombardamenti e occupata dagli sfollati, mentre "il giardino non esiste più, alla lettera". Si passa poi alla narrazione della storia della famiglia, fino alla morte a sei anni del primogenito del professor Ermanno e della signora Olga; questo fa sì che Alberto e Micòl, nati in seguito, vengano protetti fino all'eccesso. In questo modo, l'unica occasione che il protagonista ha di vedere i due fratelli sono le cerimonie alla sinagoga. Durante le benedizioni, in particolare, i tre ragazzi si scambiano sguardi da sotto i lembi delle mantelle paterne: "Lo guardavo [il professor Ermanno]. Sotto di lui, per tutto il tempo che durava la benedizione, Alberto e Micòl non smettevano di esplorare anche essi fra gli spiragli della loro tenda. E mi sorridevano, e mi ammiccavano, ambedue curiosamente invitanti: specie Micòl." Poi, un giorno, il narratore viene rimandato a Settembre: disperato, vaga per le strade della città fino a fermarsi piangente sotto il muro del famoso giardino, da cui improvvisamente sbuca la testa di Micòl. "mi guardava dall'alto, la testa bionda al sole, tranquilla come se il nostro non fosse stato un incontro casuale, assolutamente fortuito, ma come se, a partire magari dalla prima infanzia, le volte che ci eravamo dati convegno in quel posto non potessero nemmeno più contarsi." Dopo un breve incontro, però, i due ragazzi devono separarsi, anche se il narratore nota che " il suo ultimo sguardo era stato per me."
La Seconda parte comincia dicendoci che, dopo un silenzio di circa dieci anni (i personaggi principali sono ormai universitari) i due fratelli si fanno nuovamente vivi per invitare il loro amico, con altri giovani ebrei e non, a una serie di partite di tennis nel loro campo privato. Siamo infatti nel 1938 e, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, tutti i ragazzi semiti sono stati espulsi dal Circolo Tennistico della città. A rispondere alla telefonata d'invito è il padre del protagonista, e questo è uno degli episodi usati nel corso del libro per delinearne il carattere. Ne emerge la figura di un uomo abbastanza anziano, amareggiato dai tempi e dall'atteggiamento del figlio, il quale sembra non comprenderlo. "E non vedevo come fosse invecchiato in quell'ultimo anno? Con la mamma e con Fanny non era il caso che si confidasse […] Con Ernesto nemmeno […]. Con chi doveva parlare, allora? Possibile che non capissi che era proprio di me che lui aveva bisogno?" D'altro lato, come quasi tutti, egli sembra non volersi accorgere fino in fondo di quanto sta realmente accadendo. "Però devi ammetterlo - dice al figlio - Hitler è un pazzo sanguinario, mentre Mussolini sarà quello che sarà, machiavellico e voltagabbana fin che vuoi, ma …". E per questo, forse, si trova in contrasto con il narratore, che invece ha capito e accettato fino in fondo la terribile situazione e può prevederne le conseguenze. La sezione del libro prosegue poi con una garbata quanto lunga descrizione dei pomeriggi alla villa, dei contatti con gli altri membri della famiglia e delle visite al giardino in compagnia di Micòl.
La Terza parte è quella in cui la figura della fanciulla è meno presente fisicamente, pur facendosi sentire. Questa sezione si apre infatti con la dichiarazione esplicita che l'autore fa a se stesso del proprio amore per lei ("Se quel pomeriggio di pioggia nel quale era terminata d'un tratto la luminosa estate di San Martino del '38 io fossi riuscito perlomeno a dichiararmi forse le cose, fra noi, sarebbero andate diversamente da come erano andate"), amore che però non può più essere dichiarato facilmente. Prima, infatti, i "nostri" sono tenuti separati dal maltempo, e poi dal recarsi di Micòl a Venezia per completare l'università, e possono quindi sentirsi solo per telefono o per lettera. L'affetto del protagonista è però nutrito, oltre che da questi labili contatti, anche dalla frequentazione assidua di casa Finzi-Contini. Dapprima infatti Alberto prende a invitarlo spesso nel pomeriggio o a cena insieme a un altro amico, Giampiero Malnate, un giovane comunista di origini lombarde e dalle convinzioni piuttosto accese. In seguito è il professor Ermanno a insistere perché il giovane usufruisca della ricca biblioteca di famiglia per portare a termine la tesi di laurea su Carducci, e questi accetta volentieri, sia perché "Fra i quasi ventimila libri di casa ce n'erano sul serio parecchie centinaia che appartenevano alla letteratura della Nuova Italia. Di quanto poi era uscito dall'ambiente carducciano di fine secolo si può dire che non mancasse nulla", sia spinto dal desiderio di stare il più possibile in quella casa che gli parla di Micòl: "forse sarei riuscito a finirla anche prima. Ma era davvero questo che avevo cercato? O non avevo cercato, piuttosto, di conservare il più a lungo possibile il diritto di presentarmi a casa Finzi-Contini anche di mattina?". Finalmente Micòl torna, con la notizia della propria laurea col massimo dei voti ma senza lode perché ebrea. La notte di Pasqua, trovandola a casa, il protagonista non può trattenersi dal baciarla, ma per quella sera tutto si chiude in un solo momento subito cancellato per tacito accordo.
La Quarta e ultima parte potrebbe essere definita un lento e inesorabile precipitare verso la tragedia. I rapporti fra i due protagonisti continuano, con la finzione che non sia accaduto nulla, finché una sera, andando a trovare Micòl che è a letto ammalata, il narratore tenta di nuovo di baciarla. "Allora mi inginocchiai di fianco al letto, l'abbracciai, la baciai sul collo, sugli occhi, sulle labbra. E lei mi lasciava fare, però sempre fissandomi, e, con piccoli spostamenti del capo, cercando sempre di impedirmi che la baciassi sulla bocca E in uno schianto subitaneo di tutto me stesso, ebbi il senso preciso che stavo perdendola, che l'avevo perduta." A questa scena imbarazzante fa seguito un periodo di freddezza, alla fine della quale il protagonista fa a Micòl una scenata "accusandola" di avere un altro innamorato, e ella gli impone di diradare i contatti. La separazione forzata spinge il giovane a frequentare più assiduamente Giampiero Malnate che, pur non sembrandone dispiaciuto, ha spesso un'aria strana, in particolare quando la sera si accomiata dall'amico accompagnandolo fino a casa. Nei loro discorsi, i due toccano anche il tema della salute di Alberto: "Non c'era dubbio, dissi: secondo me Alberto aveva qualcosa. Non aveva notato come respirava a fatica? E non gli sembrava perlomeno strano che nessuno di casa sua […] avesse preso finora la benché minima iniziativa per curarlo? […] Calmi, sorridenti, serafici, non muovevano un dito." Ma anche Malnate sembra negare l'evidenza, ennesimo episodio di ottusità voluta del romanzo. Infine, una sera, l'autore si reca di nascosto nel giardino dei Finzi-Contini e, trovando illuminato lo chalet-capanno degli attrezzi, improvvisamente capisce. "Micòl, sicuro. Con Giampi Malnate. Con l'amico intimo del fratello ammalato. Di nascosto dal fratello e da tutti gli altri di casa, genitori, parenti, servi, e sempre di notte […]. Di nascosto proprio? O invece gli altri come sempre fingevano di non vedere, lasciavano correre, anzi sotto sotto favorivano, essendo in fondo umano e giusto che una ragazza a ventitré anni, se non vuole o non può sposarsi, abbia lo stesso tutto ciò che natura comanda? Perfino la malattia di Alberto mostravano di non vederla, in casa. Era il loro sistema."
"La mia storia con Micòl Finzi-Contini termina qui." Questo è l'inizio dell'Epilogo che, in tono scarno, ci informa degli ultimi avvenimenti, del resto già quasi tutti narratici nel Prologo: la morte di Alberto e la successiva deportazione degli altri. L'unico elemento aggiunto è l'uccisione di Malnate sul fronte russo. Infine, il romanzo si chiude con un'ultima dedica a Micòl e con un estremo dubbio sulla sua relazione, in fondo solo presunta, con Giampiero. Lo stile secco di quest'ultima parte non fa altro che acuire la sensazione che tutto il libro dà, a cominciare dall'anticipazione del finale, di un destino ineluttabile, anche però a causa del non voler vedere la realtà. Chissà, sembra dirci Bassani, forse ammettendola in tempo si sarebbe potuto curare la malattia di Alberto e evitare la deportazione. Ma, considerato il comportamento che è stato tenuto, queste drammatiche morti diventano solo l'epilogo inevitabile di una tragedia iniziata molto a monte.

Scheda di lettura libro - Il giardino dei Finzi Contini - personaggi


Oltre al protagonista del romanzo, una dei personaggi principali è Micol nata nel 1916, una ragazza viva e carina, con lunghi capelli biondi, molto particolari poiché leggeri e fini ma, ancor più particolari per le sue ciocche nordiche. Molto evidenti e splendenti erano anche, come ci descrive il protagonista, i suoi occhi molto grandi e magnetici che esaltavano nel suo piccolo visetto magro, dove proveniva una voce allegra e squillante. Fin da quando era bambina Micol è sempre stata magra, se non che sportiva e dall'aria libera.
Suo fratello Alberto nato nel 1915 un ragazzo, come Micol molto educato e gentile, ma soprattutto molto intelligente. Al contrario di sua sorella aveva un volto lungo e pallido con i capelli bruni. Col passare degli anni Alberto dimagrì molto e soprattutto gli si gonfiò il collo tanto che respirava a fatica.Altri personaggi del racconto sono il professor Ermanno e la signora Olga, genitori di Alberto e Micol. Il professor Ermanno, gran proprietario terriero grazie all'eredità di suo padre, un grande uomo di studi, con un gran volto rugoso e arguto, incorniciato da un gran paio di occhiali.La signora Olga, un'Herrera di Venezia, anche lei molto ricca, al contrario del fisico possente del professor Ermanno, era una donna piccola e carina. Entrambi erano molto considerevoli verso il protagonista e altrettanto simili nella decisione di non mandare i loro figli alle scuole pubbliche, poiché erano ossessionati dai microbi.In realtà, questa era solo una scusa, la verità era che dopo la morte del figlio primogenito Guido, a soli sei anni in seguito a un attacco di paralisi infantile, entrambi ebbero una gran paura per gli altri due figli.
Al primo incontro con la regina Herrera, madre della signora Olga, il protagonista la riconobbe subito grazie alla particolarità dei capelli, raccolti a cerchi sulla nuca. La Regina se pur molto vecchia era una donna energetica, ma altrettanto lamentosa.Un personaggio da non dimenticare è il giardiniere-autista, il signor Perotti, un grosso omone atticciato, con capelli grigi tagliati corti, baffi ugualmente corti e grigi, con un grosso naso carnoso e violaceo. La famiglia di Perotti era tutta a disposizione della casa, la moglie una donna grossa e robusta, con due occhi d'un celeste acquoso e dai capelli rossi, insieme con una delle due figlie la Gina, erano le cuoche di casa, l'altra figlia la Dirce era una cameriera, tutte e due della stessa età di Micol.
I due figli maschi invece, Titta e Bepi, anche loro come i genitori grossi e possenti, lavoravano come giardinieri e ortolani in giardino.

<Scheda di lettura libro - Il giardino dei Finzi Contini - narratore


Il narratore del romanzo è interno cioè è uno dei personaggi della storia, in questo caso il protagonista, quindi narra in prima persona i fatti ai quali ha partecipato. La focalizzazione è interna e fissa cioè siccome il racconto è narrato da un protagonista della vicenda, il testo ci viene presentato dal suo punto di vista, conosciamo solo ciò che lui "vede" e conosce; questa focalizzazione non cambierà mai nel corso della storia.

Scheda di lettura libro - Il giardino dei Finzi Contini - spazio e tempo


La vicenda è ambientata principalmente a Ferrara, nell'immenso podere terreno dei Finzi-Contini. La vicenda è perciò ambientata in un luogo aperto, anche se buona parte degli eventi narrati vengono anche svolti nella casa dei Finzi-Contini. In realtà, a mio parere, lo "sfondo" è il vero protagonista su cui l'azione si muove: la pubblicazione delle leggi razziali, che causa la separazione della società ebraica e spinge gli ebrei da un lato alla chiusura e dall'altro a negare quello che sta accadendo, quasi a voler nascondere la testa sotto la sabbia per sfuggire la terribile verità. Il tempo della storia è l'imperfetto narrativo e la sua durata è di circa undici anni. La distanza narrativa è di circa trent'anni. Abbiamo un'ellissi molto importante, dopo l'incontro con Micol sotto il muro del giardino dei Finzi-Contini, infatti passano più di 10 anni prima che i due si rivedano.

Scheda di lettura libro - Il giardino dei Finzi Contini - Sequenze, fabula e intreccio


Sequenze: la sequenza che prevale maggiormente è quella narrativa, ovvero le parti del racconto dove si registrano le azioni dei personaggi e gli avvenimenti cui sono coinvolti. Esse danno alla trama una certa continuità imprimendo al racconto un ritmo più veloce e scorrevole.
Fabula ed intreccio: tra la fabula e l'intreccio c'è una coincidenza, collocando un evento uno dopo l'altro, non consente di ottenere particolari effetti espressivi, ma permette di essere estremamente chiari e di far risaltare elementi del testo diversi dal suo contenuto narrativo. Nel prologo però abbiamo già un'anticipazione: Alberto morirà e Micol con alcuni familiari verrà deportata.

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