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Storia del Messico

GLI ANTICHI ABITATORI DEL MESSICO

Gli antichi abitatori del Messico in età storica furono i Maya (venuti dal sud) e i Nahua (provenienti dal nord); i primi Nahua furono i Toltechi e gli ultimi gli Aztechi.
I Maya, oggi convertiti al cristianesimo, conservano molte tradizioni e usanze di quelli precolombiani. Intorno al III secolo era un impero frazionato in numerose città-stato legate da vincoli linguistici e culturali; erano molto evoluti nell'astronomia e nella matematica e si servivano di un calendario formato da 365 giorni.
I Nahua furono una popolazione, ora scomparsa, che migrò, verso il XI secolo,  nell'America Centrale, provenendo dalle regioni dei Grandi Laghi e dalle Montagne Rocciose.

LA DOMINAZIONE SPAGNOLA E LE LOTTE PER L'INDIPENDENZA

Dopo le esplorazioni di Fernandez de Cordoba (1517), l'impero fu conquistato nel 1519 da Hernan Cortes e dopo la presa di Tenochtitlan da parte di Cortes, nel 1525 morì l'ultimo imperatore azteco: Cuauthemoc.
Cortes consolidò l'occupazione estendendo la conquista ai territori del sud; ricostruì inoltre la capitale, cui diede il nome di Ciudad de Mexico. Il Messico fu chiamato dagli Spagnoli Nuova Spagna. L' imperatore dispose che fosse governato da un viceré. Antonio de Mendoza, primo viceré, e il suo successore Luis de Velasco posero le basi dell'organizzazione coloniale e la popolazione india, malgrado i divieti legislativi, fu sottoposta a regime di schiavitù. Uomini di cultura ed ecclesiastici protestarono energicamente contro tali soprusi, ma ebbe la meglio il dispotismo, specie dopo l'ascesa al trono di Filippo II.
 Il 16 settembre 1810 un sacerdote, Costilla, esortò la popolazione a levarsi in armi contro gli Spagnoli. Dato il segnale dell'insurrezione, Costilla, mosse alla conquista del paese. Ottenute alcune vittorie cogliendo di sorpresa l'esercito realista, quando giunse alle porte della capitale, non seppe approfittare dello slancio: sconfitto nel 1811 nelle vicinanze di Guadalajara, fu poi catturato e fucilato.
Ammaestrato dall'esperienza, Morelos organizzò un esercito più disciplinato di quello di Hidalgo; elaborò inoltre un programma politico che prevedeva la soppressione delle differenze di casta, la spartizione di grandi proprietà terriere, la revoca dei tributi da pagare durante l'epoca coloniale. Decise infine di dare un assetto costituzionale alla rivoluzione, ma il 22 dicembre 1815 gli Spagnoli catturarono l'eroico sacerdote che morì fucilato.

IL TRATTATO DI CORDOBA E LA GUERRA CONTRO GLI STATI UNITI

Il 24 febbraio 1821 Hidalgo e Morelos firmarono il cosiddetto Plan de Iguala e il 24 agosto scaturì il Trattato di Cordoba, che incorporava in larga misura il Plan de Iguala, ribadiva l'indipendenza del Paese e disponeva che questo sarebbe stato un regno in cui la corona avrebbe dovuto essere assegnata a un Borbone.
Il 19 maggio si fece nominare imperatore da un'addomesticata Assemlea costituente e assunse il nome di Augustin I. Fu un impero di corta durata. Alla fine del 1822, militari e gruppi civili si levarono in armi. Nel febbraio 1823 Lopez de Santa Anna stipulò con gli altri insorti l'alleanza e in maggio costrinse Augustin I ad abdicare e a partire per l'esilio. In novembre una nuova assemblea costituente proclamò la Repubblica, affidandone il timone al triumvirato composto da Felix Fernandez, Nicolas Bravo e Celestino Negrete.
Nell'ottobre 1824 venne varata la nuova Carta costituzionale e il Messico diventava una Repubblica federale. Le elezioni condussero alla presidenza Felix Fernandez e alla vicepresidenza Nicolas Bravo. Nel 1834 le redini del paese furono assunte dal generale Lopez de Santa Anna, il quale abolì il sistema federale e accentrò i poteri nelle mani del presidente della Repubblica. In tal modo i singoli Stati messicani vennero a perdere l'autonomia interna. I Texani di origine statunitense non accettarono quella Costituzione: pertanto si rivoltarono e il 2 marzo 1836 proclamarono la loro Repubblica indipendente. Lopez de Santa Anna li attaccò. Il 6 marzo, dopo un assedio, espugnò il fortino di Alamo, ma il 21 aprile fu sconfitto sulle rive del San Giacinto e dovette riconoscere la secessione del Texas. Il quadro cambiò ancora nel marzo 1845, allorchè il Texas venne annesso agli Stati Uniti. Il Messico dichiarò guerra. Le ostilità durarono circa due anni e si conclusero con la sconfitta messicana.

DAL 1848 ALL'ASCESA DI PORFIRIO DIAZ

Questa fu una sconfitta durissima perchè il Trattato di Guadalupe-Hidalgo, firmato il 2 febbraio 1848, non soltanto confermò il distacco del Texas, ma strappò al Messico l'Arizona, il Nevada, lo Utah, il Nuovo Messico e parte della California. Lopez de Santa Anna si vide costretto ad abbandonare il campo. Riuscito poi a farsi nominare "dittatore perpetuo", fu attaccato dai liberali, alla cui testa figuravano personalità quali Juan Alvarez, Melchor Ocampo, Igniacio Comonforte, Benito Pablo Juarez; l'1 marzo 1854 essi fissarono i principi del loro movimento, denominato Reforma, nel Piano di Ayutla e, organizzatisi militarmente, costrinsero il dittatore ad arrendersi. Per il Messico ebbe inizio un processo di rinnovamento. Insediatisi al governo, gli uomini della Reforma cominciarono ad attuare il loro programma, dotando il Paese, il 5 febbraio 1857, di una Costituzione liberale. L'opera legislativa ebbe per oggetto soprattutto i rapporti con la Chiesa.
I nemici della Reforma conquistarono Città del Messico e costrinsero alla fuga i liberali. Costoro riuscirono ad arroccarsi a Queretaro. All'inizio del 1861 i riformisti poterono rientrare nella capitale; ma a quel punto si verificò un intervento internazionale. Juarez godeva del sostegno statunitense, i conservatori e la Chiesa erano appoggiati dalla Gran Bretagna e dalla Francia di Napoleone III. Poichè gli Stati Uniti si trovarono impegnati nella guerra di secessione, le potenze europee decisero di agire. Massimiliano prese possesso del trono nel giugno 1864. La resistenza di Juarez, però, lo sconfisse. Restaurata la Repubblica, Juarez ripristinò la Costituzione del 1857 e proseguì sulla via delle riforme. La sua scomparsa (1872) determinò un vuoto e nel 1876 salì alla presidenza della Repubblica nel 1876.

LA RIVOLUZIONE MESSICANA

Nel maggio 1910 il Messico offriva un aspetto particolarmente festoso: era l'anno celebrativo della prima rivoluzione, quella del 1810, che aveva avviato il processo di espulsione degli spagnoli dal paese. Cento ani di indipendenza costituivano certamente grande materia per festeggiamenti ed inoltre, ciò dal 1876, il paese era calmo ed in ordine. L'ordine di Porfirio Diaz era mantenuto con la polizia cittadina, con la polizia rurale e perfino con la richiesta di intervento dell'esercito americano. Malgrado ciò, delle incrinature apparivano in quell'ordine: scioperi. Ciò spezzava la patina di ordine che il porfirismo cercava di imporre al paese.
Il fenomeno di brutale sfruttamento del lavoro della mano d'opera indigena durante il periodo del porfirismo si era aggravato
Porfirio Diaz aveva sempre continuato il gioco elettorale di truccare le elezioni e quando nel 1910 avrebbe dovuto esserci una nuova elezione, contro Diaz pose la candidatura Francisco Madero che rettifica tardivamente il tiro e la candidatura in quella di presidente: lo scontro con Diaz è inevitabile, ed è una battaglia già perduta in anticipo: Madero è costretto a fuggire negli Stati Uniti.
Quando Madero rientra in Messico, mobilita i suoi uomini, tra i quali c'è Pancho Villa che si trasforma da bandito in guerrillero.
La rivoluzione armata scoppiò il 20 novembre a Puebla ed a Chihuahua. Madero, la suo vittorioso ingresso nella capitale si impose come presidente provvisorio.
Il 22 febbraio 1913 Francisco Madero venne ucciso e al potere salì il generale Victoriano Huerta che instaurò un regime reazionario.
Nel 1914, in aprile, marines statunitensi occuparono Veracruz, adducendo a pretesto alcuni incidenti che avevano coinvolto marinai della flotta U.S.A. ancorata al largo.
Accerchiato da ogni lato, il 15 luglio 1914 il dittatore dovette dimettersi. Un mese dopo Carranza lo sostituì come presidente. Ma ancora una volta Villa e Zapata si rifiutarono di deporre le armi, accusando Carranza di tendenze cotrorivoluzionarie. Sul finire del 1915 Villa fu sconfitto dai soldati di Obregon, che si era schierato con Carranza. L'ardimentoso guerrigliero si diede allora ad azioni di disturbo lungo la frontiera con gli Stati Uniti. Per eliminare tali incursioni un corpo di spedizione nordamericano penetrò nel Messico e inseguì Villa, ma non riuscì a catturarlo. La presenza militare statunitense durò fino al 1917. Il 5 febbraio di quell'anno, Carranza promulgò la Costituzione della Repubblica rivoluzionaria e l'11 marzo fu regolarmente eletto presidente della Repubblica. Sembrò che il paese avesse conquistato la pace e si fosse incamminato sulla via della normalità, ma Carranza fu assassinato a tradimento il 21 maggio 1920. Il 23 luglio 1923 subì la stessa sorte Pancho Villa.
Teso e caratterizzato da continui sussulti fu pure il mandato di Plutarco Elias Calles(1924-1928), che dovette fronteggiare la rivolta dei cattolici conservatori.
Calles modificò la Costituzione, portando il periodo della carica presidenziale da 4 a 6 anni. Alla fine del 1928 Calles annunciò la nascita di un nuovo partito, il Partito Nazionale Rivoluzionario (PNR).
Spettò al presidente Lazzaro Cardenas (1934-1940) imprimere nuovi impulsi progressisti, mediante l'accellerazione della riforma agraria e la nazionalizzazione dell'industria petrolifera (1938).

TRE PROTAGONISTI DELLA RIVOLUZIONE:
VILLA, ZAPATA,CARRANZA

Francisco (Pancho) Villa - nato nel 1878 - non si chiama realmente così, ma Doroteo Arango; quando nel 1894 il padrone della terra sulla quale vive violenta sua sorella, egli tenta d'ucciderlo. Se si analizzano le campagne di Pancho Villa, non si ritrovano gravi errori militari: eppure, egli si è battuto contro i migliori uomini dell'esercito messicano formato da Porfirio Diaz.

Difronte al turbinio incessante di Pancho Villa, c'è l'azione calma di Emiliano Zapata. Nato nel 1877 a Cuautla in una famiglia di piccoli proprietari aveva fortemente risentito materialmente e psicologicamente del vasto fenomeno di spossesso delle terre appartenenti alle comunità indigene durante il periodo del porfirismo. Egli chiede che le comunità indigene recuperino le loro terre e che i contadini privati delle loro proprietà dai grandi latifondisti possano rientrarne in possesso.

Carranza è un vecchio ufficiale dell'esercito di Porfirio Diaz; su di lui si hanno ritratti opposti: da una  parte l'uomo paterno, generoso ,buono,desideroso di ricostruire l'unità del paese; dall' altra,un uomo incapace di comprendere il benchè minimo problema del paese, disprezzabile (LA CUCARACHA - lo scarafaggio - è una celebre canzone delle truppe di Villa per indicare Carranza e quindi un inno rivoluzionario), vile. Egli ha rappresentato tra le opposte fazioni messicane il punto focale in cui avrebbero dovuto convergere e neutralizzarsi le diverse componenti rivoluzionarie.

DAI SUCCESSORI DI CARDENAS FINO AI NOSTRI GIORNI

I presidenti che si alternarono dopo Cardenas furono Avila Camacho(1940-1946), Aleman(1946-1952), Ruiz Cortinez(1952-1958), Lopez Mateos(1958-1964) e favorirono opere di sviluppo puntando sulla industrializzazione e sul concorso di investimenti stranieri.
Dal PRI sono usciti anche i presidenti Eheverria Alvarez(1970-1976) che impresse un impulso innovatore alla vita del Messico e Lopez Portillo, che dovette fronteggiare la grave crisi economica e politica del Paese. Nel luglio 1982 fu eletto il presidente Madrid Hurtado che, d'accordo con il Fondo Monetario Internazionale affrontò la grave crisi economica del Paese, causata anche dal debito estero.
Nel 1994 il PRI ha ottenuto un ulteriore successo con l'elezione a presidente della Repubblica di Ernesto Zedillo Ponce de Leon, ma le continue tensioni politiche hanno determinato una fuga di capitali che ha messo in ginocchio la già fragile economia messicana.

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