VERSIONI DI LATINO
Cesare - De bello Gallico (libri 5,6,7,8)



 De bello Gallico 5, 2
 De bello Gallico 5, 4
 De bello Gallico 5, 5
 De bello Gallico 5, 10
 De bello Gallico 5, 12
 De bello Gallico 5, 14
 De bello Gallico 5, 18
 De bello Gallico 6, 6
 De bello Gallico 6, 11
 De bello Gallico 6, 13
 De bello Gallico 6, 14
 De bello Gallico 6, 15
 De bello Gallico 6, 16
 De bello Gallico 6, 18
 De bello Gallico 6, 19
 De bello Gallico 6, 20
 De bello Gallico 6, 21
 De bello Gallico 6, 22
 De bello Gallico 6, 27
 De bello Gallico 7, 2
 De bello Gallico 7, 8
 De bello Gallico 7, 74
 De bello Gallico 7, 78
 De bello Gallico 7, 85
 De bello Gallico 7, 86
 De bello Gallico 7, 87
 De bello Gallico 7, 88
 De bello Gallico 7, 89
 De bello Gallico 8, 1
 De bello Gallico 8, 2
 De bello Gallico 8, 11
 De bello Gallico 8, 17
 De bello Gallico 8, 18
 De bello Gallico 8, 25
 De bello Gallico 8, 30
 De bello Gallico 8, 31
 De bello Gallico 8, 32
 De bello Gallico 8, 33
 De bello Gallico 8, 34
 De bello Gallico 8, 47


Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 5, 2 ^top
Dopo questi provvedimenti ed eseguite le sessioni giudiziarie, Cesare torna nella Gallia cisalpina e, da qui, parte alla volta dell'esercito. Appena giunto, ispeziona tutti i campi invernali e constata che, nonostante la grandissima carenza di materiale, i soldati, grazie al loro mirabile impegno, avevano costruito circa 600 imbarcazioni del tipo già descritto  e 28 navi da combattimento, in grado di essere pronte entro pochi giorni. Elogiati i soldati e gli ufficiali preposti ai lavori, impartisce delle istruzioni e ordina a tutti di radunarsi a Porto Izio, da dove sapeva che il passaggio in Britannia era assai facile, perché la distanza dal continente era di circa trenta miglia: lasciò un presidio ritenuto sufficiente per tale operazione. Egli, al comando di 4 legioni senza bagaglie di 800 cavalieri, fa rotta verso i territori dei Treveri, popolo che non si presentava alle assemblee, non ubbidiva agli ordini e, a quel chesi diceva, sollecitava l'intervento dei Germani d'oltre Reno.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 5, 4 ^top
Cesare, nonostante capisse i motivi che avevano spinto Induziomaro a parlare così e che cosa lo inducesse a rinunciare al piano intrapreso, tuttavia, per non trovarsi costretto a passare l'estate nelle terre dei Treveri con già pronta la spedizione per la Britannia, gli ordinò di presentarsi con duecento ostaggi. Dopo che Induziomaro ebbe consegnato gli ostaggi, tra cui suo figlio e tutti i suoi parenti, espressamente richiesti, Cesare lo trattò con benevolenza, lo invitò a rispettare gli impegni; comunque, convocati i capi dei Treveri, li riconciliò uno da uno con Cingetorige, non solo in base ai meriti da lui acquisiti, ma anche perché riteneva molto importante favorire al massimo l'autorità di Cingetorige tra i Treveri, data la straordinaria devozione del Gallo nei suoi confronti. Fu un duro colpo per Induziomaro veder diminuito il suo prestigio tra i Treveri: se già prima il suo animo ci era ostile, adesso l'ira lo inasprì maggiormente.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 5, 5 ^top
Sistemata la questione, Cesare raggiunse Porto Izio con l'esercito. Qui comprese che sessanta navi, costruite nelle terre dei Meldi, erano state spinte via da una tempesta e non avevano potuto mantenere la rotta, per questo motivo erano rientrate alla base di partenza; trovò, però, le altre pronte a salpare ed assai ben equipaggiate. Qui lo raggiunsero contingenti di cavalleria da tutte le parti della Gallia, per un totale di circa 4000 uomini, insieme ai principi dei vari popoli: ne lasciò pochissimi in Gallia, quelli di provata lealtà; gli altri aveva deciso di portarseli con sè come di ostaggi, perché aveva paura, in sua assenza, di una sollevazione della Gallia.
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De bello Gallico 5, 10 ^top
La mattina seguente, mandò all'inseguimento del nemico in fuga tre colonne di legionari e cavalieri. I nostri avevano già percorso un certo tratto ed ormai erano in vista dei primi fuggiaschi, quando alcuni cavalieri inviati da Atrio raggiunsero Cesare per riferirgli che la scorsa notte era scoppiata una tempesta assai violenta: quasi tutte le navi avevano subito danni ed erano state scagliate contro il litorale; non avevano resistito né le ancore, né le gomene; i marinai e timonieri non avevano potuto nulla contro la violenza della tempesta: le navi avevano picchiato le une contro le altre, riportando danni gravi.
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De bello Gallico 5, 12 ^top
Nella parte interna della Britannia gli abitanti, a quanto essi stessi dicono per lontana memoria, sono autoctoni, mentre nelle regioni costiere vivono genti provenienti dal Belgio a scopo di bottino e di guerra e che, dopo la guerra, si erano qui insediate dedicandosi all'agricoltura: quasi tutte queste genti conservano i nomi dei gruppi di origine. La popolazione è assai numerosa, molto fitte le case, abbastanza simili alle abitazioni dei Galli, elevato il numero dei capi di bestiame. Come denaro usano rame o monete d'oro, o, in sostituzione, sbarrette di ferro di un certo peso. Le regioni dell'interno sono ricche di stagno, sulla costa si trova ferro, ma in piccola quantità; usano rame importato. Ci sono alberi di ogni genere, come in Gallia, esclusi faggi e abeti. La loro religione vieta di mangiare lepri, galline e oche, animali che essi, comunque, allevano per proprio piacere. Il clima è più temperato che nella Gallia, il freddo (è) meno intenso.
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De bello Gallico 5, 14 ^top
Tra tutti i popoli della Britannia, i più civili in assoluto sono gli abitanti del Canzio, una regione totalmente marittima non molto diversa per usi e costumi dalla Gallia. Gli abitanti dell'interno, per la maggior parte, non seminano grano, bensì si nutrono di latte e carne e si vestono con le pelli. Poi tutti i Britanni si tingono col guado, che produce un colore turchese, e perciò in battaglia il loro aspetto è ancora più terrificante; portano i capelli lunghi e si radono in tutte le parti del corpo, fatta eccezione per la testa e per il labbro superiore. Hanno, vivendo in gruppi di dieci o dodici, le donne in comune, in particolare tra i fratelli ed i genitori con figli; se nascono dei bambini, sono considerati i figli dell'uomo che si è unito per primo alla donna.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 5, 18 ^top
Cesare, venuto a conoscenza delle intenzioni dei Britanni, condusse l'esercito nelle terre di Cassivellauno, presso il Tamigi, fiume che può essere attraversato con un guado a piedi solo in un punto e con difficoltà. Appena arrivato, si rese conto che sull'altra sponda erano schierate ingenti forze nemiche. La riva, poi, era difesa da pali aguzzi conficcati nel terreno, così come altri simili erano nascosti dal fiume sotto l'acqua. Messo al corrente di ciò dai prigionieri e dai fuggiaschi, Cesare mandò in avanti la cavalleria e ordinò alle legioni di seguirla senza indugio. I nostri, pur riuscendo a tenere fuori dall'acqua solo la testa, avanzarono con una rapidità e un impeto tale, che gli avversari, non essendo in grado di reggere all'assalto delle legioni e della cavalleria, abbandonarono la riva e fuggirono.
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De bello Gallico 6, 6 ^top
Cesare divide le truppe con il legato Fabio ed il questore M. Crasso, costruisce rapidamente ponti sopra le paludi e avanza su tre fronti: incendia gli edifici isolati ed i villaggi, cattura un gran numero di capi di bestiame e di uomini. I Menapi, nella morsa della necessità, gli inviano degli ambasciatori per chiedere la pace. Cesare riceve gli ostaggi e dichiara che li avrebbe considerati nemici, se avessero ospitato nei loro territori Ambiorige oppure i suoi emissari. Sistemata la questione, lascia a sorvegliare la regione l'atrebate Commio con la cavalleria tra i Menapi e si dirigecontro i Treveri.
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De bello Gallico 6, 11 ^top
In Gallia, non solamente in tutte le città ed i villaggi e le comunità, ma anche quasi in ogni famiglia, ci sono fazioni ed i capi di quelle fazioni sono quelli che a loro parere si ritiene abbiano la più elevata autorità; al giudizio insindacabile di costoro spetta la suprema autorità in ogni decisione. Sembra che questo sia stato stabilito fin da tempi antichi, per quel motivo, affinchè nessuno proveniente dalla plebe fosse senza protezione contro uno più potente. Infatti nessun capo permette che i suoi sudditi vengano schiacciati ed oppressi, né se agisse diversamente, avrebbe potere tra i suoi. Questo stesso sistema è presente nell'insieme di tutta la Gallia, infatti tutte le città sono divise in due parti.
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De bello Gallico 6, 13 ^top
In tutta la Gallia ci sono due classi di persone tenute in un certo conto e riguardo. La gente del popolo, infatti, è considerata quasi alla stregua degli schiavi, non osa nessuna azione di propria iniziativa e non viene ammessa alle assemblee. I più, oberati dai debiti, dai tributi gravosi o dai soprusi dei potenti, si mettono al servizio dei nobili, che su di essi godono degli stessi diritti che hanno i padroni sugli schiavi. Delle due classi, dunque, la prima comprende i druidi, l'altra i cavalieri. I druidi si occupano delle cerimonie religiose, provvedono ai sacrifici pubblici e privati, regolano le pratiche del culto. Moltissimi giovani accorrono a istruirsi dai druidi, che tra i Galli godono di grande onore. Infatti, risolvono quasi tutte le controversie pubbliche e private e, se è stato commesso un reato, se c'è stato un omicidio, oppure se sorgono problemi d'eredità o di confine, sono sempre loro a giudicare, fissando risarcimenti e pene. Se qualcuno, privato cittadino o un popolo, non si attenuto alla loro decisione, gli interdicono i riti religiosi. Questa è la pena più grave tra i Galli. Chi ne è stato colpito, viene considerato un empio, un criminale: tutti si scostano alla sua vista, lo evitano e non gli rivolgono la parola, per non contrarre qualche sciagura dal suo contatto; non è ammesso a chiedere giustizia, né può essere partecipe di qualche carica. Tutti i druidi hanno un unico capo, che gode della massima autorità. Alla sua morte, ne prende il posto chi preceda gli altri druidi in prestigio, oppure, se sono in parecchi ad avere uguali meriti, la scelta è lasciata ai voti dei druidi, ma talvolta si contendono la carica addirittura con le armi. In un determinato periodo dell'anno si radunano in un luogo consacrato, nella regione dei Carnuti, ritenuta al centro di tutta la Gallia. Chi ha delle controversie, da ogni regione qui si reca e si attiene alla decisione e al verdetto dei druidi. Si pensa che la loro dottrina sia nata in Britannia e che, da lì, sia passata in Gallia: ancor oggi, chi intende approfondirla, in genere si reca sull'isola per istruirsi.
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De bello Gallico 6, 14 ^top
I Druidi abitualmente sono lontani dalla guerra e non pagano le tasse comegli altri, sono esentati dal servizio militare e da ogni tipo di obbligo.Incitati dai numerosi vantaggi, i più si recano spontaneamente alla loro scuola, o si è spinti dai parenti. Là sono detti a memoria un gran numero di versi. Perciò rimangono a scuola 20 anni ciascuno.Ma non ritengono essere lecito affidare tale dottrina alla scrittura, mentre in quasi tutte le altre faccende pubbliche e private si servono dell'alfabeto greco. Credo che abbiano deciso questo per due motivi, perché nonvogliono che la loro dottrina sia diffusa tra la massa, e che coloro chela imparano, confidando nella scrittura, esercitino meno la memoria, poichéaccade che la maggior parte rallenta nello studio l'applicazione e la memoria con l'aiuto dei testi scritti. In primo luogo vogliono convincere i discepoli di questo: che l'anima non muore, ma che dopo la morte passa da un corpo all'altro, e ritengono che da ciò in modo particolare siano incitati al valore, poiché è stata messo da parte il timore della morte. Inoltre fanno molte ricerche sugli astri e sul loro movimento, sulla grandezza dell'universo e della Terra, sui fenomeni naturali, sulla forza e sulla potenza degli dei immortali e (lo) tramandano ai giovani.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 15 ^top
L'altra è la classe dei cavalieri. Quando ce n'è bisogno scoppia qualche guerra (prima dell'arrivo di Cesare se ne verificavano quasi ogni anno, sia che fossero i Galli ad attaccare, che a difendersi), i cavalieri partecipano al completo alle operazioni militari, e fra questi tanto più uno è influente per nascita e mezzi, tanto più si circonda di servitori e clienti. Questa è l'unica forma di prestigio e dipotere che conoscono.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 16 ^top
La nazione dei Galli è assai dedita alle preghiere, e perciò quelli che sono affetti da malattie piuttosto gravi, si trovano in pericolo e in battaglia o immolano uomini a favore delle vittime o fanno voto di immolare uomini e si servono dei druidi come ministri per questi sacrifici, perché ritengono che non possono essere placati in altro modo gli dei immortali se non viene data una vita umana in cambio di una vita umana,e hanno organizzato sacrifici di tal genere per conto delle comunità. Altri hanno statue di imponente grandezza le cui membra fatte di vimini intrecciati riempiono con uomini vivi, con questi incendiati, gli uomini vengono privati della vita circondati dalla fiamma. Il supplizio di coloro che furono sorpresi di furto, di latrocinio o colpevoli per altre cose, dicevano che fosse più gradito agli dei immortali. Ma quando mancava disponibilità di uomini di tal fatta, scendono anche a supplizidi innocenti.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 18 ^top
I Galli dicono di discendere tutti dal padre Dite e dicono che siano i Druidi a tramandarlo. Per questa ragione calcolano il tempo non in base ai giorni, ma alle notti. Ed anche i compleanni come i primi giorni del mese e dell'anno li osservano a partire dalla notte fino al giorno successivo. Per quanto riguarda gli altri costumi quotidiani differiscono dagli altri popoli quasi solo per questo aspetto: non permettono che i figli li avvicinino davanti a tutti, eccezion fatta per quando, cresciuti, sono ormai in grado di prestare servizio militare, e considerano una cosa vergognosa che un figlio, in tenera età, si presenti in pubblico davanti al padre.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 19 ^top
I mariti, dopo aver fatto una stima, mettono insieme alla dote (della moglie) tanti beni (tratti) dalle loro sostanze quante ne hanno ricevute dalla moglie a titolo di dote. Di tutto questo patrimonio si tiene l'amministrazione in comune e si conservano gli interessi. La parte di entrambi con gli interessi degli anni precedenti, tocca a quello di loro due che è sopravvissuto di più.L'uomo ha potere di vita e di morte su moglie e figli e quando muore un nobile, se sorgono sospetti sulle circostanze della morte, fanno un processo alla moglie e se si è raggiunta la prova della colpevolezza, la uccidono dopo averla torturata col fuoco e con ogni tipo di tormenti. I funerali sono, in relazione al grado di civiltà dei galli, fastosi e sontuosi; ogni cosa che ritengono sia stata cara ai defunti quando erano in vita, viene gettata nel fuoco, anche gli animali, e, poco prima di quest'epoca, i servi, che risultava evidente fossero cari ai defunti, venivano nello stesso tempo cremati.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 20 ^top
Presso i popoli che, secondo l'opinione comune, sono meglio organizzati, la legge ordina che se uno sente, dalle genti confinanti, voci o notizie riguardanti lo stato, deve informare il magistrato senza accennarlo ad altri, perché spesso, si sa, gli uomini avventati e inesperti si lasciano abbattere dalle false notizie, sono spinti a commettere delitti e prendono decisioni sui problemi più importanti. I magistrati tengono segreto ciò che a loro sembra opportuno e pubblicano le altre notizie considerate utili. Non è permesso parlare di questioni di stato se non che nelle assemblee.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 21 ^top
I Germani hanno abitudini molto diverse. Infatti, non hanno druidi che presiedano alle pratiche religiose, né attendono particolarmente ai sacrifici. Annoverano tra gli dei solo quelli che vedono e dal cui aiuto si giovano  manifestamente: il Sole, Vulcano, la Luna. Degli altri dèi non hanno neanche sentito parlare. Passano tutta la vita tra cacce e addestramento alla guerra: fin dall'infanzia si abituano alla fatica e alla vita dura. Quelli che rimangono tanto più a lungo vergini, tanto più ricevono le lodi della sua gente: ritengono che ciò aumenti la statura, accresca la robustezza fisica e il vigore. E reputano tra le cose più vergognose aver rapporti intimi con una donna prima dei vent'anni; ma il sesso non viene nascosto, in quanto maschi e femmine si lavano insieme nei fiumi, indossano pelli o giubbotti di pelliccia che lasciano scoperta gran parte del corpo.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 22 ^top
I Germani non si dedicano all'agricoltura e la maggior parte del loro nutrimento consiste in latte, formaggio, carne. Nessuno ha una superficie determinata di terreno o di propri territori, ma i capi e i magistrati di anno in anno assegnano alle famiglie, alle parentele e a quegli uomini che si sono riuniti insieme, quella quantità di terra e nel luogo che, secondo loro, sembra opportuno e li costringono l'anno dopo a trasferirsi altrove. Adducono molte ragioni a ciò: perché non cambino la passione del fare la guerra con l'agricoltura, presi dall'abitudine della vita sedentaria; affinchè non cerchino di procurarsi vasti terreni, perchè i più potenti non scaccino dai loro possedimenti i più umili; affinchè non costruiscano case con troppa cura per evitare il freddo e il caldo; perché non si manifesti una qualche avidità di denaro da cui nascano ribellioni e discordie; per tenere a freno la plebe attraverso la moderazione dal momento che ognuno vede che le sue ricchezze sono uguali a quelle dei più potenti.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 6, 27 ^top
Ci sono anche le così dette alci. Il loro aspetto ed il diverso colore del pelo è simile a quello delle capre, però sono leggermente più grandi. hanno le corna mozze e le zampe senza giunture e articolazioni. Non si stendono per riposare e, se sono cadute abbattute a terra per qualche strano motivo, non sono capaci di rialzarsi o risollevarsi. Esse hanno gli alberi come giacigli, ad essi si appoggiano e così stanno leggermente inclinate. Quando da parte dei cacciatori si è scoperto grazie alle loro impronte il posto dove sono solite rifugiarsi, scalzano dalle radici o tagliano tutti gli alberi in quel modo, per lasciare l'apparenza esteriore degli alberi diritti. Le alci si sono appoggiate qui secondo la loro abitudine,con il loro peso fanno crollare gli alberi instabili e loro stesse cadono con loro.


Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 7, 2 ^top
Dopo questi discorsi, i Carnuti si dichiarano pronti ad affrontare ogni pericolo per la salvezza comune e promettono di aprire, primi tra tutti, le ostilità. E poiché al momento non potevano scambiarsi ostaggi come garanzia per entrambi, per non rendere evidenti i propri piani, chiedono di sancire i patti con un giuramento e una promessa, raccolte in un fascio tutte le insegne militari, come vuole la più solenne cerimonia secondo le loro abitudini: non intendevano trovarsi da soli, una volta iniziato il conflitto. Allora tutti i presenti elogiano i Carnuti e pronunciano il giuramento solenne. Fissano la data della sollevazione e sciolgono il concilio.
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De bello Gallico 7, 8 ^top
Dopo aver approntato tutto ciò, quando ormai Lucterio era stato fermato e arretrava, perché riteneva pericoloso inoltrarsi nelle zone presidiate, Cesare si dirige nelle terre degli Elvi. Le Cevenne, monti che segnano il confine tra Arverni ed Elvi, ostacolavano il cammino, la stagione era la più inclemente, la neve molto alta; tuttavia, spalò la neve per una profondità di sei piedi, si aprì un varco grazie all'enorme sforzo dei soldati e raggiunse i territori degli Arverni. Piombò inatteso sui nemici, che si ritenevano protetti dalle Cevenne come da un muro: mai, neppure un uomo isolato, in quella stagione era riuscito a praticarne i sentieri. Ordina ai cavalieri di effettuare scorrerie nel raggio più ampio e di seminare il panico tra i nemici quanto più potevano. La voce e le notizie, ben presto, giungono a Vercingetorige: tutti gli Arverni, spaventati, lo attorniano e lo scongiurano di pensare alla loro sorte, di impedire ai Romani le razzie, tanto più ora che vedeva tutto il peso della guerra ricadere su di loro. Sotto la pressione delle preghiere, sposta il campo dal paese dei Biturigi verso il territorio degli Arverni.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 7, 74 ^top
Terminate tali opere, seguendo i terreni più favorevoli per conformazione naturale, costruì una linea difensiva dello stesso genere, lunga quattordici miglia, ma opposta alla prima, contro un nemico proveniente dalle spalle: così, anche nel caso di un attacco in massa dopo la sua partenza, gli avversari non avrebbero potuto circondare i presidi delle fortificazioni, né i nostri si sarebbero trovati costretti a sortite rischiose. Ordina a tutti di portare con sé foraggio e grano per trenta giorni.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 7, 78 ^top
Pronunciati i (vari) pareri, decidono di allontanare dalla città chi, per malattia o età, non poteva combattere e di tentare tutto prima di risolversi alla proposta di Critognato; tuttavia, se la situazione li costringesse e gli aiuti tardassero, bisognerebbe sottomettersi a quel piano piuttosto che accettare condizioni di resa o di pace. I Mandubi, che li avevano accolti nella loro città, sono costretti a partire con i figli e le mogli. Giunti ai piedi delle difese romane, tra le lacrime e con preghiere d'ogni genere, supplicavano i nostri di prenderli come schiavi e di dare loro del cibo. Ma Cesare, disposte sentinelle sul vallo, proibiva di accoglierli.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 7, 85 ^top
Cesare, trovato un punto di osservazione adatto, vede che cosa accade in ciascun settore; manda rinforzi a quelli che sono in difficoltà.Entrambi gli schieramenti sentono che è il momento decisivo, in cui occorreva lottare allo spasimo: i Gallidisperano completamente di salvarsi se non riusciranno a sfondare la linea fortificata; i Romani, se otterranno la vittoria, si aspettavano la fine di tutti i travagli. Lo scontro era più aspro lungo le fortificazioni sul colle, dove, lo abbiamo detto, era stato inviato Vercassivellauno. La posizione sfavorevole dei nostri, in salita, aveva un peso determinante. Dei Galli, alcuni scagliano dardi, altri formano la testuggine e avanzano. Forze fresche danno il cambio a chi è stanco. Tutti quanti gettano sulle difese molta terra, che permette ai Galli la scalata e ricopre le insidie nascoste nel terreno dai Romani. Ai nostri, ormai, mancano le armi e le forze.
Versioni di latino tradotte - Cesare

De bello Gallico 7, 86 ^top
Quando lo viene a sapere Cesare invia Labieno con sei coorti a rinforzo di chi si trova in difficoltà; gli ordina, nel caso che non riesca a resistere, di portar fuori le coorti e di tentare una sortita, ma solo in caso di necessità estrema. Dal canto suo, raggiunge gli altri, li esorta a non cedere, spiega che in quel giorno, in quell'ora era riposto ogni frutto delle battaglie precedenti. Gli assediati, disperando di poter forzare le difese di pianura, salde com'erano, attaccano i dirupi, cercando di scalarli: sulla sommità ammassano tutte le armi approntate. Con nugoli di frecce scacciano i nostri difensori dalle torri, riempiono le fosse con terra e fascine, spezzano il vallo e il parapetto mediante falci.
Versioni di latino tradotte - Cesare

De bello Gallico 7, 87 ^top
Cesare prima invia il giovane Bruto con alcune coorti, poi il legato C. Fabio con altre. Alla fine egli stesso, mentre si combatteva sempre più aspramente, conduce in aiuto reparti freschi. Ristabilite le sorti della battaglia e respinti i nemici, si dirige dove aveva inviato Labieno; fa uscire quattro coorti dal fortalizio più vicino e ordina che parte della cavalleria lo segua, parte aggiri le difese esterne e attacchi il nemico alle spalle. Poiché né i terrapieni, né le fosse valevano a frenare l'impeto dei nemici, Labieno raduna trentanove coorti, che la sorte gli permise di raccogliere dalle ridotte più vicine, quindi invia a Cesare messaggeri per informarlo delle sue intenzioni.Cesare si affretta a partecipare alla battaglia.
Versioni di latino tradotte - Cesare

De bello Gallico 7, 88 ^top
I nemici, dominando dall'alto i declivi e i pendii dove transitava Cesare, mossero all'attacco, non appena notarono il suo arrivo per il colore del mantello che era solito indossare in battaglia e videro gli squadroni di cavalleria e le coorti a cui aveva ordinato di seguirlo. Entrambi gli eserciti levano alte grida, un grande clamore risponde dal vallo e da tutte le fortificazioni. I nostri lasciano da parte i giavellotti e mettono mano alle spade. All'improvviso compare la cavalleria dietro i nemici. Altre coorti stavano accorrendo: i Galli volgono le spalle. I cavalieri affrontano gli avversari in fuga. È strage. Sedullo, comandante e principe dei Lemovici aremorici, cade; l'arverno Vercassivellauno è catturato vivo, mentre tentava la fuga; a Cesare vengono portate settantaquattro insegne militari; di tanti che erano, solo pochi nemici raggiungono salvi l'accampamento. Dalla città vedono il massacro e la ritirata dei loro: persa ogni speranza di salvezza, richiamano le truppe dalle fortificazioni. Appena odono il segnale di ritirata, i Galli fuggono dall'accampamento. E se i nostri soldati non avessero risentito delle continue azioni di soccorso e della fatica di tutta la giornata, avrebbero potuto annientare le truppe avversarie. Verso mezzanotte la cavalleria si muove all'inseguimento della retroguardia nemica: molti vengono catturati e uccisi; i rimanenti, una volta riusciti a fuggire, si allontanano dai loro paesi.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 7, 89 ^top
Il giorno successivo, Vercingetorige convoca l'assemblea e spiega che quella guerra l'aveva intrapresa non per interessi personali, ma per la libertà comune, e giacché bidognava sottomettersi alla sorte, si offriva a loro disposto a entrambe le soluzioni, sia che volessero ingraziarsi i Romani con la sua morte sia che volessero consegnarlo vivo. A tale proposito vengono inviati a Cesare dei legati. Esige la resa delle armi, la consegna dei capi dei vari popoli. Pone il suo seggio sulle fortificazioni, dinnanzi all'accampamento; qui gli vengono condotti i comandanti galli. Vercingetorige si arrende, le armi vengono gettate ai suoi piedi. A eccezione degli Edui e degli Arverni, tutelati nella speranza di poter riguadagnare, tramite loro, le altre genti, Cesare distribuisce, a titolo di preda, i prigionieri dei rimanenti popoli a tutto l'esercito, uno a testa.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 8, 1(possibili errori nella parte finale) ^top
Piegata tutta la Gallia, Cesare, che dalla scorsa estate non aveva mai smesso di combattere, voleva concedere, dopo tante fatiche, un po' di riposo ai soldati negli accampamenti invernali. Però giungeva notizia che diversi popoli contemporaneamente rinnovavano i piani di guerra e facevano alleanze. La ragione di tali iniziative, verosimilmente, era che tutti i Galli sapevano bene che nessun esercito concentrato in un solo punto poteva resistere ai Romani e che, se parecchie genti, nello stesso istante, li avessero attaccati su fronti diversi, l'esercito del popolo romano non avrebbe avuto aiuti, tempo, truppe sufficienti per fronteggiare tutti. E nessun popolo doveva sottrarsi al destino di un rovescio, se avesse permesso agli altri di riacquistare la libertà, impegnando i Romani.
Versioni di latino tradotte - Cesare


De bello Gallico 8, 2 ^top
Al fine di evitare che le aspettative dei Galli trovassero conferme, Cesare affida al questore Antonio il comando dei suoi quartieri d'inverno; la vigilia delle calende di gennaio, parte da Bibracte con una scorta di cavalieri verso la tredicesima legione, stanziata da lui nei territori dei Biturigi, non lontano dagli Edui. Alla tredicesima legione unisce l'undicesima, la più vicina. Lasciate due coorti a guardia delle salmerie, guida il resto dell'esercito nelle fertilissime campagne dei Biturigi. Questi ultimi avevano ampi territori e numerose città, per cui la presenza di una sola legione nei campi invernali non era valsa a impedire i preparativi di guerra e i patti di alleanza.
Versioni di latino tradotte - Cesare

De bello Gallico 8, 11 ^top
Cesare, constatato che ormai da molti giorni il nemico si trovava nell'accampamento, difeso dalla palude e dalla conformazione naturale della zona, si era anche reso conto che non poteva né espugnare il loro campo senza un rovinoso combattimento, né circondarlo con azioni d'assedio, a meno dell'impiego di truppe più numerose. Allora invia una lettera a Trebonio, ordinandogli di richiamare quanto prima la tredicesima legione (che svernava nelle terre dei Biturigi con il legato  Sestio) e di raggiungerlo con le tre legioni a marce forzate. Intanto, ai cavalieri dei Remi, dei Lingoni e degli altri popoli, che aveva richiesto in gran numero, dà l'incombenza di scortare a turno i nostri in cerca di foraggio, per proteggerli da improvvisi attacchi dei nemici.
Versioni di latino tradotte - Cesare

De bello Gallico 8, 17 ^top
Mentre gli agguati erano sempre più frequenti, Cesare venne a sapere da un prigioniero che Correo, il capo dei Bellovaci, aveva scelto 6000 fanti tra i più forti e 1000 cavalieri in totale, per fare una trappola nella zona in cui presumeva che si sarebbero spinti i Romani, vista l'abbondanza di grano e foraggio. Avvertito del piano, Cesare guida fuori dal campo più legioni del solito e manda in avanti la cavalleria, che, come sempre, scortava i soldati in cerca di foraggio. Inserisce tra i cavalieri gruppi di ausiliari armati alla leggera. Da parte sua, si avvicina il più possibile con le legioni.
Versioni di latino tradotte - Cesare

De bello Gallico 8, 18 ^top

I nemici, dopo aver scelto una pianura non più grande di un miglio in tutte le direzioni, su ogni lato circondata da selve o da un fiume non sorpassabile con un guado, si erano disposti in agguato tutti intorno, per catturare la preda. I nostri, a conoscenza delle intenzioni nemiche, erano pronti alla lotta sia con le armi, sia nell'animo, e visto l'arrivo imminente delle legioni, non si sarebbero tirati indietro a nessun tipo di scontro: sul luogo dell'imboscata giunsero squadrone per squadrone. Al loro arrivo, Correo pensò che gli si offrisse l'opportunità di agire: cominciò a mostrarsi con pochi uomini e attaccò i primi squadroni. I nostri resistono saldamente all'assalto, non si raggruppano in un solo luogo, cosa che, quando si verifica negli scontri di cavalleria per un senso di paura, determina un grave danno proprio per il numero dei soldati.
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De bello Gallico 8, 25 ^top
Dopo aver inviato in tutte le parti del paese di Ambiorige legioni o truppe ausiliarie e aver seminato la desolazione con stragi, incendi, rapine, dopo aver ucciso o catturato un gran numero di uomini, Cesare manda Labieno con due legioni nelle terre dei Treveri. I Treveri, per la vicinanza con i Germani, erano abituati a fare guerra tutti i giorni; per il loro grado di civiltà e la loro natura selvaggia non erano molto dissimili dai Germani stessi e mai ubbidivano agli ordini, se non obbligati da un esercito.
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De bello Gallico 8, 30 ^top
Si viene a sapere che, dopo la fuga, il senone Drappete aveva raccolto non più di duemila fuggiaschi e si dirigeva contro la provincia (costui, all'inizio dell'insurrezione in Gallia, aveva raccolto dovunque dei furfanti, spinto gli schiavi alla libertà, chiamato a sé gli esuli di tutte le genti, riuscendo poi, con improvvise razzie, a intercettare le salmerie e i rifornimenti dei Romani). Con lui aveva preso l'iniziativa il cadurco Lucterio, che all'inizio della defezione della Gallia aveva deciso di attaccare la provincia, come sappiamo dal precedente commentario(i libri del de Bello Gallico vengono anche chiamati commentarii). Il legato Caninio, in cima a due legioni, parte al loro inseguimento, per evitare che, per via dei danni o dei timori nutriti dalla provincia, ricadesse su di noi grave onta per le scorrerie di un gruppo di criminali.
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De bello Gallico 8, 31 ^top
Fabio, con il resto delle truppe, si dirige verso i Carnuti e gli altri popoli, perché sapeva che le truppe di questi avevano accusato gravi perdite nella battaglia da lui combattuta contro Dumnaco. Non dubitava che dopo la recente disfatta avrebbero abbassato la testa; ma passato un certo periodo di tempo, avrebbero anche potuto riprendere la rivolta per istigazione dello stesso Dumnaco. Nella situazione Fabio agisce con la più redditizia e rapida prontezza nel sottomettere i vari popoli. I Carnuti, che nonostante i ripetuti rovesci non si erano mai arresi, adesso gli consegnano ostaggi e si arrendono; le altre genti, situate nelle regioni più lontane della Gallia, che si affacciano sull'Oceano e si chiamano aremoriche, indotte dal prestigio dei Carnuti, obbediscono agli ordini senza frapporre indugi, appena arriva Fabio con le legioni. Dumnaco, mandato via dalle sue terre, è costretto a vagabondare, solo e nascosto, e a dirigersi verso le estreme regioni della Gallia.
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De bello Gallico 8, 32 ^top
Ma Drappete e Lucterio, appreso l'arrivo di Caninio e delle legioni, convinti di non poter entrare in provincia senza andare incontro ad una disfatta sicura -a maggior ragione poichè li inseguiva l'esercito romano- e di non aver più la libera possibilità di spostarsi e di compiere razzie, si fermano nei territori dei Cadurci. Un tempo, quando le cose erano a posto, Lucterio aveva presso i suoi concittadini un grande potere e tuttora, instancabile fautore di piani di rivolta, godeva tra i barbari di grande autorità. Perciò, con i soldati suoi e di Drappete, assedia la città di Uxelloduno, molto ben protetta naturalmente e che in passato era già stata sotto la sua tutela, e guadagna alla sua causa gli abitanti.
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De bello Gallico 8, 33 ^top
Caninio giunge lì frettolosamente e si accorge che la città era difesa da rocce a picco su tutti i fronti, di modo che, pur in assenza di difensori, la scalata risultava comunque difficile per degli armati. D'altra parte, vede la quantità di salmerie degli assediati: se i barbari avessero cercato di portarle via di nascosto, non avrebbero potuto sfuggire non dico alla cavalleria, ma neppure alle legioni. Allora divide in tre gruppi le coorti e pone tre diversi campi in un luogo molto elevato. Da qui, a poco a poco, per quanto permetteva il numero delle sue truppe, cominciò a circondare la città con un vallo.
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De bello Gallico 8, 34 ^top
Appena se ne accorgono, gli assediati, agitati per la tristissima memoria di Alesia, temono la possibilità di un simile blocco. Tra tutti sopratutto Lucterio, che aveva corso quel pericolo, invita a preoccuparsi del grano. Decidono, con consenso generale, di lasciare lì parte dell'esercito e di recarsi personalmente in cerca di frumento con truppe leggere. Approvata la decisione, la notte successiva Drappete e Lucterio lasciano duemila armati in città e si allontanano con i rimanenti. Si trattengono pochi giorni e raccolgono una grande quantità di grano nelle terre dei Cadurci, che in parte desideravano aiutarli nell'approvvigionamento, in parte non potevano impedirne la raccolta. Di tanto in tanto, poi, attaccano con assalti notturni le nostre ridotte. Per questo motivo, Caninio rallenta i lavori di fortificazione tutt'intorno alla città, nel timore di non poterli difendere, una volta terminati, oppure di essere costretto a distribuire guarnigioni troppo deboli in più settori.
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De bello Gallico 8, 47 ^top
Qui lo avvertirono che l'atrebate Commio aveva fatto una battaglia con la sua cavalleria. Quando Antonio era giunto agli accampamenti invernali, il popolo degli Atrebati era rimasto fedele. Ma Commio, da quando era stato ferito, l'ho ricordato in precedenza, era sempre a disposizione dei suoi concittadini, pronto ad ogni sollevazione, affinchè non mancasse, a chi voleva la guerra, un fomentatore e un capo. Adesso, siccome il suo popolo obbediva ai Romani, Commio andava avanti con scorrerie con i suoi cavalieri e, infestando le strade, intercettava spesso le colonne di rifornimenti dirette ai quartieri d'inverno dei Romani.


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