VERSIONI DI LATINO
Cicerone-Altre versioni


 Ciceronescopre il sepolcro di Annibale
 DeDivinatione 1, 5
 Dispute filosofiche in casa di Cicerone
 Due ragazzi sospettati di parricidio
 Efficacia della parola sull'animo degli uditori
 Gli scherzi leciti
 I requisiti di una corretta generosità
 Il creato, opera dell'intelligenza divina
 I sacrifici umani nella religione Gallica
 L'africano Maggiore predice al nipote la sua futura gloria
 La scelta della propria strada
 La modestia di Platone
 La morte di Ortensio
 Le mollezze del governatore Verre
 Le Tusculane 2, 8
 Le Tusculane 5, 2
 Le Tusculane 5, 22
 Maligno giudizio sui democratici
 Modi vessatori di Verre per avere una statua
 Perchè uno schiavo Cimbro non osò uccidere Mario
 Pro Milone: cap.38
 Prodigi prima della battaglia fra Tebani e Spartani
 Sacra è la figura del poeta
 Si spengono le ultime scintille di guerra

Versioni di latino tradotte - Cicerone


Cicerone scopre il sepolcro di Annibale ^top
Io questore cercavo il sepolcro di Archimede ignorato completamente dai Siracusani, poichè negavano completamente che esistesse, chiuso da ogni parte e coperto dai cespugli e dai rovi. Ricordavo infatti alcuni versetti senari, che avevo appreso essere scritti sul sepolcro, che dichiaravano che in cima al sepolcro fosse stata posta una sfera con un cilindro. Io poi esaminando con gli occhi tutte le cose (c'è infatti presso la porta Agragantina una gran quantità di sepolcri), osservai una colonnetta non molto sporgente da un cespuglio, sulla quale c'era la figura di una sfera e di un cilindro. E io subito ai Siracusani (c'erano poi con me dei consiglieri) dissi che io credevo che fosse quella stessa cosa che cercavamo. Mandati molti dentro con le falci, ripulirono e aprirono il luogo. Perciò essendo stato aperto l'ingresso accedemmo alla base posta di fronte. Appariva un epigramma dalle parti posteriori rovinate quasi cancellate. Così la nobilissima città della Grecia, un tempo senza dubbio anche dottissima, avrebbe ignorato il monumento del suo più unico cittadino acutissimo se non lo avesse appreso un Arpinate
Versioni di latino tradotte - Cicerone


De Divinatione 1, 5 ^top
Io stesso mi sono chiesto quale opinione si debba avere sulla divinazione, poiché Carneade aveva parlato a lungo contro gli stoici con acutezza e facondia, e ho temuto di dare il mio assenso con troppa facilità ad una falsa dottrina o non sufficientemente approfondita. Mi sembra dunque che sia meglio mettere a confronto più e più volte, attentamente, gli argomenti a pro e contro, come ho fatto nei tre libri sulla natura degli dèi. In effetti, se in ogni questione è disonorevole la precipitosità nell'aderire a una tesi e l'uscire dalla retta via, tanto più lo è dove si tratta di giudicare quanta autorità dobbiamo attribuire agli auspicii, ai riti, alla religione. C'è infatti il pericolo di cadere o in un'empia aberrazione, se trascuriamo queste cose, oppure in una superstizione da vecchie, se le accettiamo.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Dispute filosofiche in casa di Cicerone ^top
Ma come Aristotele, uomo di estrema intelligenza, sapere e facondia, poichè fu spinto dalla gloria dell'oratore Isocrate, prese anche ad insegnare ai ragazzi e ad unire la saggezza all'eloquenza, così come a noi non abbandonare l'antico studio del parlare e dedicarci a questa più vasta e ricca arte. Infatti io ho sempre pensato che questa sia la perfetta filosofia, quella che possa parlare con abbondanza ed in modo raffinato sulle questioni più elevate; nel cui esercizio abbiamo dedicato tanti studi che avrei già anche il coraggio di tenere delle lezioni alla maniera dei Greci. Non molto tempo fa a Tuscolano, mentre vi si trovavano parecchi miei parenti, ho sperimentato quali fossero le mie capacità in quel campo. Come infatti in precedenza declamavo le cause del tribunale, cosa che nessuno ha fatto più spesso di me, così ora questa per me è un vecchio esercizio oratorio. Ordinavo che ciascuno proponesse l'argomento del quale voleva sentir parlare; di quello parlavo da seduto o passeggiando. Così ho raggruppato le lezioni , come le chiamano i Greci, di cinque giorni in altrettanti libri. Accadeva tuttavia che, dopo che chi voleva ascoltare aveva espresso la sua opinione, allora io la confutassi. Questo è, infatti, il vecchio e socratico metodo, come sai, del discutere contro l'opinione di qualcuno.
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Due ragazzi sospettati di parricidio ^top
Dicono che non molti anni prima un tale Terracinense, uomo non sconosciuto, essendo andato a dormire nella stessa camera con i due figli adolescenti, venne ritrovato sgozzato la mattina seguente. Non essendo rintracciato né alcun servo né alcun uomo libero sul quale potesse ricadere questo sospetto, a proposito del parricidio furono sospettati i nomi dei figli.
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Efficacia della parola sull'animo degli uditori ^top
E' necessario che chi parla per riscuotere l’approvazione della folla venga approvato anche dai dotti. Infatti che cosa vi sia di bello o di brutto in un discorso, lo giudicherò io, sempre che io sia capace o sappia giudicare, ma quale sia l’oratore lo si potrà capire dall’efficacia della sua parola. Tre sono infatti, almeno così credo io, gli scopi a cui si deve mirare col parlare: per informare colui davanti al quale si terrà il discorso, per divertirlo, e per commuoverlo fortemente. Per quali doti dell’oratore si ottenga ciascuno di questi scopi o per quali difetti egli non li consegua o anche in essi sbagli e cada, lo giudicherà qualche competente. Ma se l’oratore ottenga o no che gli ascoltatori provino l’impressione che egli desidera lo si  giudica dall’assenso e dall'approvazione della folla. Chi ascolta un oratore presta fede alle cose che si dicono, le ritiene vere, è d'accordo, approva; l'eloquenza ispira fiducia: tu maestro, cosa vuoi di più? la folla degli uditori è attratta e allettata dall'orazione e in certo qual modo è in parte invasa dalla volontà: cosa hai da discutere? Si rallegra, soffre, ride, piange, sente simpatia oppure odio, disprezza, invidia, è condotto alla pietà, alla vergogna, al rammarico, si sdegna, si placa, spera, teme; e tali sentimenti si manifestano a seconda che l'animo degli ascoltatori sia tratto dalle parole, dai concetti, dal modo di porgere; che motivo ha per aspettare il parere di un giudice? La stessa cosa che approva la folla deve essere approvata dagli intenditori. Insomma questo è un saggio del vero giudizio popolare: che non ci fu mai dissenso tra la folla da un lato, i critici e i competenti dall'altro. Anche se gli oratori erano tanti in così vari generi di eloquenza, quale mai tra essi a giudizio della folla fu stimato eccellente senza che in pari tempo venisse approvato dai competenti?
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Gli scherzi leciti (De officis 1 da metà 103 a metà 105) ^top
Il genere dello scherzo dev'essere non eccessivo o smodato, ma onesto e gentile. Come non concediamo ai fanciulli ogni libertà nei giochi, ma solo quella che non è contraria a quelle cose che l'onestà richiede, così anche nello scherzo risplenda un barlume d'animo gentile. Infatti ci sono due modi di giocare: il primo ignobile, sfacciato, vergognoso, osceno; l'altro elegante, cortese, ingegnoso, arguto, il qual genere non solo fu tramandato dal nostro Plauto e dalla commedia degli Attici, ma ache dai libri dei filosofi socratici. E' infatti facile la distinzione fra lo scherzo ingenuo e quello ignobile. il primo, se si presenta il momento, è degno dell'uomo più serio, il secondo non si addice nemmeno a chi abbia tempo da perdere, se spinge a gesti vergognosi o a parole indecenti. Anche il modo di giocare deve essere contenuto per non lasciarsi andare, nel parlare, ad una qualche espressione disonorevole. Occorre sempre avere manifesto quanto la natura dell'uomo preceda gli animali e le altre belve: quelle non sentono che il piacere dei sensi, la mente dell'uomo è sostentata dal conoscere e dal pensare, sempre è comandata dal piacere di vedere e ascoltare.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


I requisiti di una corretta generosità ^top
Prima si deve fare in modo che la generosità non danneggi quelli stessi a cui vogliamo fare del bene; poi che non sia maggiore la benignità che le nostre facoltà; allora si attribuisca a ciascuno secondo la sua condizione sociale. Questo è il fondamento della giustizia, al quale tutte le cose devono essere riferite.
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Il creato, opera dell'intelligenza divina ^top
Quando innalziamo lo sguardo al cielo e contempliamo le cose celesti, cosa può essere tanto chiaro e manifesto quanto il fatto che esiste qualche divinità dall'intelligenza assai straordinaria, dalla quale le cose sono regolate? Se qualcuno venisse in qualche casa o in una palestra o nel foro, vedesse l'organizzazione, la giusta misura e la norma di condotta di tutte le cose, non potrebbe giudicare che quelle cose sono fatte senza un motivo fondato, ma che esiste qualcuno che comanda e a cui si è sottoposti. E' inevitabile molto di più che si decida che, in così grandi mutamenti, nelle regolarità di cose tanto importanti e così numerose, i così grandi moti della natura siano governati da una qualche intelligenza. Crisippo disse: "Se, infatti, c'è qualcosa nella natura che la potenza umana non può fare, certamente ciò che ha fatto quello è migliore dell'uomo; pertanto le cose celesti non possono essere fatte dall'uomo; dunque quest'essere, da cui sono state fatte, è migliore dell'uomo" Ma ciò come potresti chiamarlo, se non Dio?
Versioni di latino tradotte - Cicerone


I sacrifici umani nella religione gallica ^top
Tutte le altre genti sostengono una guerra in difesa delle loro religioni, codeste contro ogni religione: quelle, nell'esercitare le guerre, chiedono agli dei immortali pace e compiacenza, questi sostengono le guerre con gli stessi dei immortali. Queste sono stirpi che una volta e per così lungo tempo arrivarono dai loro territori devastando e depredando il globo terrestre a Delfi e fino all'oracolo di Apollo. Da quelle stesse genti il tempio di Giove venne assediato e quel Giove, al cui nome i nostri più valorosi vollero che la fiducia dei testimoni fosse stata vinta. Infine a questi cosa mai può essere sembrato santo o religioso (o chi mai può sembrare a questi vituoso e devoto che, anche tutte le volte che credono che gli dei da placare siano spinti da qualche timore, profanano gli altari e i templi dei loro nemici, che non possono neppure osservare la religione, se non violano prima questa con una scelleratezza? Chi infatti ignora che quelli conservino fino ad oggi la mostruosa e barbara tradizione di sacrificare gli uomini? E per quale ragione, con quale fiducia, quale pietà giudicate? Essere quelli che pensano che gli dei immortali possano essere placati con estrema facilità dal sangue e con la malvagità degli uomini?
Versioni di latino tradotte - Cicerone


L'africano Maggiore predice al nipote la sua futura gloria ^top
Non vedi quella città, che costretta da me ad obbedire al popolo romano, ripristina le guerre precedenti nè può stare tranquilla (e poi indicava Cartagine dal luogo alto e pieno di stelle), alla quale tu ora vieni per combattere? Tu console distruggerai questa in questi due anni. Quando poi avrai distrutto Cartagine, avrai celebrato il trionfo, sarai diventato censore, sarai andato come ambasciatore in Egitto, Siria, Asia, Grecia, sarai nominato per la seconda volta console e farai una grandissima guerra, conquisterai la Numanzia. Ma quando sarai stato portato sul carro in trionfo verso il campidoglio, vedrai lo stato turbato dalle decisioni di mio nipote Caio Gracco. In quel momento sarà necessario che tu dimostri la tua forza dell'animo, dell'ingegno e della tua saggezza. Allora tutti i cittadini si rivolgeranno a te solo, al tuo solo nome: il senato, tutti i buoni cittadini, gli alleati, i Latini ti guarderanno con speranza. Tu sarai il solo sul quale si appoggerà la salvezza dello stato, è necessario che tu, dittatore, ristabilisca la repubblica se sarai sfuggito dalle mani empie dei parenti e dei nemici.
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La modestia di Platone ^top
Raccontano che il filosofo Platone, quando si recava ad Olimpia per i giochi, che erano giudicati con grande solennità in tutta la Grecia , avesse dormito per alcuni giorni in una tenda con uomini che non conosceva e ai quali lui era sconosciuto. Tuttavia non si vergognò della loro compagnia, né diede loro fastidio con discorsi raffinati e non ebbe avversione per le loro menti ignare, ma si procurò con affabilità e cortesia la devozione di tutti. E perciò quelli giovarono molto della sua compagnia. Tuttavia non fece nessun accenno sul suo maestro Socrate o riguardo la filosofia, e non li informò sul suo nome, perché voleva nascondere loro chi fosse. Ma, dopo lafine dei giochi, essendo ritornato ad Atene con i suoi compagni di tenda, gli venne richiesto di condurli all'accademia e di mostrargli quel famoso Platone, che tutti giudicavano il più grande filosofo. Allora egli sorridendo dolcemente, disse: "Sono io Platone". Dopo essersi meravigliati di questo, si pentirono amaramente di essere stati a lungo nella stessa tenda con un simile uomo e che nessuno gli avesse domandato chi fosse.
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La morte di Ortensio ^top
Essendo venuto a Rodi, allontanandomi dalla Cilicia, ed essendomi stato riferito a proposito della morte di Quinto Ortensio, fui colpito da un dolore troppo grande secondo l'opinione di tutti. Infatti sia, perso l'amico, mi vedevo privato di n'abitudine gioconda e della comunanza di molti incarichi, sia per la morte di un tale augure compiangevo la dignità diminuita del nostro collegio. Accresceva anche il fastidio per il fatto che la maggior parte dei sapienti e la scarsezza di galantuomini, un uomo egregio, morto in un periodo assai favorevole allo stato lascia la sua autorità e saggezza. Mi raddolora anche che avevo perso non, come pensavano i più, un avversario o un invidioso delle mie lodi, ma il miglior socio e consorte di un grandioso sforzo. E infatti, se nello studio delle arti minori è stato tramandato che i nobili poeti si dolevano per la morte dei poeti contemporanei, con quale animo infine ho dovuto sopportare la morte di colui con il quale era più glorioso combattere che non aver del tutto come avversario.
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La scelta della propria strada ^top
In primo luogo dobbiamo stabilire chi e quali vogliamo essere, e qual genere di vita vogliamo seguire; deliberazione questa che è la più difficile fra tutte. Infatti, entrando nella giovinezza, quando più debole è la forza del raziocinio, ciascuno si elegge quel modo di vivere di cui si é maggiormente invaghito. Pertanto prima ancora d'aver potuto giudicare qual sia il migliore si trova impigliato in un certo sistema di vita. Come si legge in Senofonte, Ercole, nella prima giovinezza, che è il tempo assegnato dalla natura per la scelta del cammino che ognuno percorrerà nella vita, giunse in un luogo solitario e che ivi sedendo, poiché si aprivano innanzi a lui due Strade, una del Piacere, l'altra della Virtù, stette lungamente e intensamente riflettendo tra sé in quale delle due fosse meglio entrare. Questo poté forse toccare in sorte a Ercole, figlio di Giove, ma non a noi, che imitiamo i desideri degli altri. Il più delle volte, poi, imbevuti dei precetti dei nostri genitori, noi siamo dolcemente condotti a prendere i loro costumi e le loro abitudini; altri si lasciano trascinare dal giudizio della moltitudine e vagheggiano con più acceso desiderio quelle cose che alla maggior parte degli uomini sembrano infinitamente belle.
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Le mollezze del governatore Verre (possibili errori nella parte sottolineata) ^top
Verre in questa maniera rese facile e piacevole per lui la fatica delle marce, che è la più grande nel servizio militare. Aveva scelto la città di Siracusa e questo pretore viveva qui d'inverno e nessuno lo vide fuori di casa. Ma quando cominciava ad essere primavera - l'inizio della quale costui pensava non cominciasse nè dal Favonio nè da qualche stella ma quando aveva visto la rosa - si dedicava alla fatica ed ai viaggi, nei quali si mostrava così paziente che nessuno lo vide mai seduto a cavallo. Infatti veniva trasportato da una portantina sulla quale si trovava un cuscino imbottito di bianchissime rose; lui stesso aveva una ghirlanda sulla testa e un'altra al collo.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Le Tusculane 2, 8 ^top
Ma ascoltiamo lo stesso Ercole, che era fatto a pezzi dal dolore proprio allora quando con la morte si procurava l'immortalità. Quali parole costui pronuncia nelle Trachinie di Sofocle! e a lui Deianira avendo fatto indossare l'intrisa camicia di sangue del Centauro ed essendo aderita alle carni, egli dice:
o le molte cose dure e difficili a dirsi, tremende a sopportarsi
che sopportai tollerate col corpo e lo spirito!
A me non l'ira dell'implacabile Giunone,
non il crudele Euristeo produsse tanto male,
quanto una sola maligna, nota da Eneo.
Costei, senza che lo sapessi, mi strinse nella veste delle furie
che appiccicatasi ai fianchi dilania col moso le carni
e succhia il fiato dei polmoni premendo fortemente;
ormai ha bevuto tutto lo scolorito sangue.
Così consumato da eterna rovina il corpo si è rovinato,
proprio io muoio legato da una veste pestifera.
Non una mano ostile, non la grandezza dei giganti
generata dalla terra, non con biforme violenza
il Centauro inflisse al mio corpo colpi così,
non la violenza greca, nessuna barbaria straniera,
non il relegato popolo barbaro nelle estreme terre,
attraversando le quali scacciai da ogni parte ogni crudeltà,
ma, uomo, sono distrutto dalla femminea mano di una donna.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Le Tusculane 5, 2 ^top
Ma ogni possibilità di correggerci sia da questa colpa sia da tutti gli altri nostri vizi e difetti va ricercata nella filosofia. In seno alla quale fin dai primi anni di vita avendomi la mia ardente e decisa vocazione sospinto, ora in mezzo a queste così gravi sventure sbattuto come da una grande tempesta mi rifugio nel medesimo porto da cui ero uscito. O filosofia, guida della vita, o investigatrice di virtù e nemica di vizi! Cosa sarebbe potuto accadere senza di te non solo di noi, ma della vita umana in ogni suo aspetto? Tu hai creato le città, tu hai riunito in civile consorzio gli uomini dispersi di qua e di là, tu li hai riuniti tra loro prima con le abitazioni, poi legami dl matrimonio, infine con la comunicazione della scrittura e del linguaggio; tu sei stata inventrice delle leggi, maestra di moralità e civiltà. A te ricorriamo, a te chiediamo aiuto, a te, come un tempo in gran parte, così ora ci affidiamo completamente ed interamente. D'altra parte un solo giorno speso bene e secondo i tuoi principi è da anteporre ad una vita immortale vissuta nel peccato. Di quale aiuto, dunque, potremmo valerci meglio che del tuo, di te che ci hai donato tranquillità di vita liberandoci dal terrore della morte? Eppure la filosofia è così lontana dall'essere elogiata in proporzione dei meriti che essa ha nei riguardi della vita umana, che anzi trascurata dai più è biasimata da molti. Osa qualcuno biasimare colei che è madre della vita macchiandosi di questo matricidio ed essere così empiamente ingrato da accusare quella che dovrebbe venerare, anche se non avesse potuto comprenderla? Ma questo errore e questa caligine, a mio avviso, fa velo alle menti degli ignoranti perchè non sanno guardare tanto indietro nè credono che siano stati filosofi coloro che per primi ordinarono la società umana.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Le Tusculane 5, 22 ^top
Quanto poi sentisse la mancanza degli amici, di cui temeva l'infedeltà, lo dimostrò a proposito di quei due ben noti Pitagorici, dei quali avendo accettato l'uno come garante del compagno condannato a morte, l'altro essendosi presentato nell'ora stabilita per il supplizio onde liberare il suo mallevadore, disse:"Potessi io essere ammesso come terzo vostro amico!" Quale ragione di infelicità era per lui vedersi privato delle relazioni di amicizia, della possibilità di una vita in comune, della conversazione assolutamente confidenziale, specialmente per un uomo educato fin dalla giovinezza ed istruito nelle arti liberali! Infatti era assai appassionato della musica ed anche poeta tragico - quanto valente, non ci riguarda, in questo campo infatti, non so come, più che in altri a ciascuno è bella la propria creazione; nessun poeta fino ad ora conosciuto (ed io sono stato amico di Aquinio), che non si ritenesse ottimo; così stanno le cose; a te piace la tua roba; a me la mia -; ma , ritornando a Dionisio, era privo di ogni finezza di vita e di ogni consorzio civile; viveva assieme a schiavi fuggitivi, a delinquenti, a barbari; nessuno che fosse degno di libertà o volesse ad ogni costo essere libero, giudicava suo amico.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Maligno giudizio sui democratici ^top
I fondamenti dello stato romano sono questi, queste le strutture che i governanti devono proteggere e difendere anche a costo della vita: la pratica religiosa, i poteri della magistratura, l'autorità del senato, le leggi, il costume degli antenati, l'onestà, il governo delle provincie, gli alleati, la gloria del governo, la potenza militare, l'erario. Essere difensore e arbitro di queste cose è proprio di un animo coraggioso, di una grande intelligenza e di grande fermezza. E, infatti, in un così grande numero di cittadinni, c'è una grande moltitudine di quelli che, o per la paura della punizione dei loro errori, chiedono allo stato nuovi cambiamenti e mutamenti, o che, a causa di un certo furore insito nel loro carattere, si nutrono delle discordie dei cittadini come della rivolta, o che, a causa del dissesto del patrimonio, preferiscono bruciare in un incendio comune che da soli. E quando questi si sono imbattuti nelle guide dei loro desideri e vizi, smuovono dei moti nello stato, cosicchè quelli che ottengono il governo della patria devono stare in guardia e distinguersi in ogni modo, cosicchè, salvaguardati quelli che ho detto poco sopra essere i fondamenti e le strutture della Costituzione si possa conservare la rotta e conseguire lo scopo della pace sociale.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Modi vessatori di Verre per avere una statua ^top
Dopo che il pretore vide la statua di Diana, che era nella più alta venerazione presso i Segestani, come se fosse stato colpito da quella fiaccola, che la statua reggeva con la mano destra, prese ad ardere dalla follia e dal desiderio di possederla. Comanda ai magistrati della città di farla scendere e di darla a lui; fa vedere che nulla era più gradito. Però quelli dicevano che per loro quello era un sacrilegio e che essi si mantenevano nel massimo rispetto e nel massimo timore delle leggi e delle sentenze. Poichè Verre insisteva in modo per niente più mite e anzi ogni giorno con maggior veemenza, la cosa fu discussa nel senato dei Segestani. Pertanto in quel moneto gli è rifiutato e gli si grida contro da parte di tutti con violenza. In seguito Verre, nel chiedere ai Segestani sul frumento, imponeva tutto quello di onere, parecchio di più rispetto alle loro possibilità. Inoltre convocava i loro magistrati; richiamava a sé tutti i più autorevoli e celebri; costantemente esclamava che egli sarebbe stato di danno ad ognuno di loro, e minacciava tutti che avrebbe rovesciato interamente dalle fondamenta quella città. Perciò alla fine, vinti dai molti mali e da una paura maggiore, i Segestani decisero che si doveva ubbidire il più velocemente possibile al comando del pretore.
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Perchè uno schiavo Cimbro non osò uccidere Mario ^top
Mandato un servo pubblico, di nazionalità Cimbra -chi lo avrebbe creduto?- per uccidere Mario, armato di spada non osò aggredirlo, ma dopo aver gettato le armi, fuggì tremante. Perchè, per Ercole, dovrei ricordare la virtù di quel romano? Perchè dovrei fare menzione della partenza dei suoi occhi? Non posso dire che questo servo fosse provvisto di animo. Che cosa dovrei aggiungere? Sembrò indegno degli stessi dei immortali che Mario venisse ucciso da un solo uomo di quella popolazione Cimbrica, che Mario aveva distrutto completamente.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Pro Milone: cap.38 ^top
Oh, se gli dei immortali avessero permesso [ciò](con tua pace, o patria, oserei dirlo; infatti temo di dire empiamente verso di te ciò, che dirò per pietà in favore di Milone), oh, se Clodio non solo vivesse, ma fosse anche pretore, console, dittatore piuttosto che io dovessi vedere un tale spettacolo! Oh, dei immortali, che uomo coraggioso e degno di essere assolto da voi, o giudici !Dice:"No, assolutamente, anzi egli abbia pure scontata la pena meritata, in verità; noi ne affrontiamo, se così è necessario, non meritata ". Un uomo siffatto, nato per il bene della patria, dovrà morire in un posto diverso dalla patria o, se mai accadrà, per la patria? Manterrete il ricordo  del suo coraggio, tollerereste che in Italia non vi sia alcuna sepoltura per il corpo? Qualcuno tenterà di cacciare costui da questa città col suo voto, che tutte le città chiameranno a sé, una volta che voi l'avrete cacciato? Oh  beata quella terra che accoglierà questo uomo, ingrata questa, se caccerà (lui), misera, se perderà (lui)! Ma basta; infatti non posso più parlare per lle lacrime e questo non vuole essere difeso con il pianto. Vi prego e vi scongiuro, o giudici, che nel dare il giudizio; diate ascolto ai vostri sentimenti. Costui, che nel chiamare i giudici scelse i migliori ed i più colti ed i più risoluti, approverà soprattutto la vostra virtù, giustizia, lealtà, credetemi.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Prodigi prima della battaglia fra Tebani e Spartani (possibili errori)^top
Fu riferito che un poco prima della battaglia di Leuttra a Sparta furono celebrate le armi nel tempio di Ercole e che la statua di Ercole avesse emanato molto sudore. Allo stesso tempo a Tebe nel tempio di Ercole le porte (furono) chiuse con una sbarra all’improvviso [..?..] e le armi, che erano fissate alle pareti, caddero in terra. Ed essendo stato annunciato allo stesso tempo che presso Lebadia i galli avevano iniziato a cantare così assiduamente che nessuno li interruppe, allora gli auguri Beozi dissero che ci sarebbe stata una vittoria dei Tebani, per il fatto che quel presagio, in caso di sconfitta (se sarebbe stata sconfitta), sarebbe (è) solito tacere , in caso divittoria cantare. E in quello stesso tempo era stata preannunciata da molti segni la rovina agli spartani alla battaglia di Leuttra. E infatti nella statua del re Lisandro, che era a Delfi, spuntò immediatamente sulla testa una corona di erbe aspre e agresti; e le stelle d’oro che erano state poste a Delfi dagli Spartani dopo quella vittoria navale di Lisandro presso il fiume Egospotami, prima della battaglia di Leuttra caddero giù e non furono mai più trovate da nessuno.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Sacra è la figura del poeta ^top
Io non dovrei apprezzare Archia, non lo dovrei ammirare, non dovrei ritenere di doverlo difendere ogni momento? Sia dunque santo presso di voi, o giudici, uomini umanissimi, questo nome di poeta che nessuna barabria mai violò.
Versioni di latino tradotte - Cicerone


Si spengono le ultime scintille di guerra ^top
Se alla repubblica interessa che tu compia con diligenza l'attività per soffocare le reliquie della guerra, sembra che tu non possa fare cosa più lodevole e più onorevole di anteporre questi lavori a tutti gli altri diversi compiti. Non voglio infatti quanto a tutti interessi, in particolare coloro che hanno ricevuto gravissimi danni per la guerra, che abbiamo finalmente la pace.


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